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COSA FARE A LECCE IN DUE GIORNI

Una vacanza in Salento non può che iniziare da Lecce, splendida città d’arte tra le meno conosciute della penisola, culla di splendidi capolavori. È il Barocco, tuttavia, a farla da padrone con delle declinazioni talmente uniche e particolari da prendere l’appellativo di barocco leccese.

#UNPÓDISTORIA L’arte barocca si diffuse a partire dal Seicento sotto la dominazione spagnola, creando uno stile unico e fantasioso grazie anche alla pietra locale; un calcare tenero e compatto, estremamente semplice da lavorare con lo scalpellino. La profusione di girali vegetali, volute, piccole figure umane ed animali caratterizza non solo monumenti e chiese ma anche balconi e palazzi.

Iniziamo la scoperta della “signora del Barocco”!

DAY 1

Il punto nevralgico della città è piazza del Duomo. Prima di concentrarci su di esso, è da notare come la piazza sia stata concepita come una sorta di quinta scenografica, il cui fondale è costituito dal Palazzo Arcivescovile e dal Palazzo del Seminario. Quest’ultimo terminato nel 1729 su disegno di Giuseppe Cino, racchiude un magnifico chiostro con un particolare pozzo a baldacchino ornato da foglie, ghirlande e puttini.

Chiostro dell'Antico Seminario
foto Martina

TIP: per visitare i principali monumenti del barocco cittadino esiste un biglietto cumulativo valido per 15 giorni; consente l’ingresso al chiostro dell’Antico Seminario, al Duomo e alle chiese di San Matteo, Santa Chiara e Santa Croce (9€).

Il Duomo e il Campanile
foto Martina

La cattedrale venne innalzata nel 1144 in onore di Maria SS Assunta, per poi essere completamente ricostruita nel 1659 per volere del vescovo Pappacoda. Se ne occupò l’architetto Giuseppe Zimbalo, personalità di spicco del barocco leccese. L’interno, a croce latina, custodisce tanti tesori artistici: il soffitto ligneo, il battistero decorato da statue in cartapesta, l’altare maggiore e la cripta della Vergine della Scala le cui 92 colonne sono una delizia per gli occhi. Il campanile, costruito tra il 1661 e il 1682, svetta sui tetti cittadini con i suoi 72 metri d’altezza, culminanti nella banderuola di Sant’Oronzo.

L'interno del Duomo
foto di Martina

TIP: Si può salire sul campanile grazie all’ascensore UP! che ti permette di avere un’inedita visuale sulla città che, nelle giornate terse, arriva fino alle viste dell’Albania. Il balcone è posto a 43 metri d’altezza e l’ora migliore per godere di tutto questo è sicuramente il tramonto! (ingresso 12€)

Lasciando piazza del Duomo, via Libertini è una delle strade più caratteristiche del centro storico, lungo la quale sono disposte tre chiese tutte realizzate dallo Zimbalo: Santa Teresa, Sant’Anna e San Giovanni Battista. Conclude il percorso Porta Rudiae, chiamata così perché indirizzata verso l’antico abitato di Rudiae; è una delle 4 porte che, anticamente, davano accesso alla città. Da qui si diparte il quartiere Giravolte, testimonianza del passato medievale della città. Il dedalo delle strade e le case a corte richiamano l’Oriente delle medine.

Panorama dal Campanile
foto Martina

TIP: lungo via Libertini si trova l’Antica Pucceria Giannone, il regno della puccia leccese, il tipico pane di grano duro dalla forma rotonda, farcito nei modi più svariati. La tradizione si rinnova inalterata dal 1941 con prodotti di grande qualità per un’esplosione di sapori. Questo è l’unico posto dove poter mangiare la vera puccia!

La puccia dell'Antica Pucceria Giannone
foto Martina

Proseguendo per le strade del centro lastricate in pietra locale, la chiesa di San Matteo con il prospetto concavo-convesso cattura lo sguardo, così come le particolari colonne tortili del sontuoso altare maggiore. A poca distanza, Palazzo Vernazza, gioiello dell’architettura rinascimentale leccese, offre una visita insolita del passato della città. Nei suoi sotterranei, infatti, sono custoditi tesori archeologici come il Santuario di Iside e altre testimonianze del passato romano della città. Potrai vivere tutto questo con una straordinaria esperienza di realtà aumentata: assolutamente consigliata! (ingresso 6/10€)

Interno della chiesa di San Matteo
foto Martina

Se sei fortunato, al calare della sera il centro storico è animato da pianisti che fanno risuonare le loro note tra i vicoli del centro storico che diventano ancor più suggestivi.

DAY 2

Il secondo giorno inizia da un’altra piazza simbolo della città, piazza Sant’Oronzo. Nel 1934 il suo profilo venne ridisegnato a seguito dei primi scavi dell’anfiteatro romano. Si decise di abbattere gli edifici costruiti al di sopra per ampliare il profilo emerso. Si salvarono solo la Loggia del Sedile, di gusto gotico-rinascimentale con le arcate di eco veneziana, e l’adiacente Cappella di San Marco, costruita nel Cinquecento dalla colonia veneta presente a Lecce; anche la colonna dedicata a Sant’Oronzo venne spostata. 

Anfiteatro romano
foto Martina

Scolpita dallo Zimbalo tra il 1666 e il 1686 usando i rocchi di un’antica colonna romana di 29 metri d’altezza; i leccesi l’hanno voluta per ringraziare il santo di averli graziati dalla peste del 1656. Dell’anfiteatro è oggi visibile parte dell’arena e delle gradinate e due corridoi. Databile tra il I e il II secolo d.C., la sua reale estensione misurava 102 x 83 metri e poteva contenere 25.000 spettatori.

TIP: sono iniziati i lavori per la messa in sicurezza dell’anfiteatro e del teatro romano per poterli rendere sempre fruibili. Dall’esterno è possibile anche osservare i resti del teatro, scoperti casualmente nel 1929. La cavea è ricavata in un banco di roccia ed è divisa in sei cunei di dodici gradoni ciascuno.

 

Teatro romano
foto Martina

Proprio in questa piazza si trova uno dei bar storici di Lecce, il bar Alvino: siediti in uno dei tavolini all’aperto per gustare il pasticciotto e il caffè leccese. Il pasticciotto è il dolce tipico, pastafrolla ripiena di crema e, in alcune varianti, amarena, mentre il caffè leccese è un espresso con cubetti di ghiaccio e latte di mandorla, una bevanda molto dissetante!

La vicina chiesa di Santa Chiara è un altro splendido esempio del barocco cittadino. Realizzata nel 1691 da Giuseppe Cino, bellissime decorazioni scandiscono ritmicamente la facciata, mentre i tanti altari cesellano il particolare interno ottagonale.

Caffè leccese in ghiaccio
foto Martina

Ma il vero emblema dell’arte barocca è la basilica di Santa Croce, inaugurata nel 1548 anche se i lavori si conclusero nel 1646, quando lo Zimbalo ne impreziosì il prospetto. Telamoni, puttini, colonne e statue: un tripudio di cesellature che culmina nel rosone. Naturale proseguo della chiesa era l’attiguo convento, oggi sede della Provincia e della Prefettura, sempre opera dello Zimbalo. Si può attraversare il chiostro rinascimentale, rimaneggiato nel Seicento.

Basilica di Santa Croce
foto Martina

Chiude il giro della città la visita del Castello Carlo V, costruito tra il 1539 e il 1549. Il progetto fu affidato all’architetto Gian Giacomo dell’Acaya, ingegnere di corte dell’imperatore Carlo V. Quattro alte cortine murarie sono raccordate ad altrettanti bastioni angolari che proteggevano il nucleo centrale del castello.

E ora..tutti a tavola, ce lo siamo meritati! 

Il ristorante che ti voglio consigliare è Vico dei Sotterranei, proprio dietro il Duomo; è deliziosamente arredato in stile marinaresco, con accenni mediorientali, e propone la cucina tipica pugliese rivisitata in chiave moderna, con grande attenzione alle materie prime del territorio.

Fave e cicoria del Vico dei Sotterranei
foto Martina

Sono sicura che Lecce sarà la metà del vostro prossimo weekend!

POLIGNANO A MARE: ALLA SCOPERTA DELLA COSTA BARESE

Il tratto di costa dove si trova Polignano a Mare è uno dei più belli di tutta la Puglia. Il mare e il vento hanno creato cavità e grotte selvagge nell’alta scogliera. Qui si apre lo scenario straordinario di Lama Monachile con la sua inconfondibile spiaggia di ciottoli e pietre.

TIP:

Da Bari, Polignano si raggiunge comodamente con il treno in meno di un’ora (2.7€ il costo del biglietto per singola tratta).

Nonostante sia diventata una rinomata meta turistica, il borgo mantiene intatto il suo fascino: case a strapiombo sul promontorio roccioso, logge e terrazze che si aprono verso panorami unici. 

La cittadina è famosa per aver dato i natali a Domenico Modugno, al quale è intitolato il lungomare con la celebre statua che lo raffigura a braccia spalancate. Proprio da qui si ha la visuale più bella sul monumentale ponte a cinque arcate che sovrasta Lama Monachile. Sai perché questa spiaggia si chiama così? Dal nome della “lama” che si apre verso l’entroterra!

La spiaggia di Lama Monachile
foto di Martina

L’accesso al borgo antico avviene da secoli dall’Arco Marchesale, detto anche Porta Grande; in passato faceva parte della cinta muraria cinquecentesca, oggi è inglobato nei palazzi.

Quello che più colpisce è l’attenzione per i dettagli: poesie scritte sui muri, balconi fioriti, decorazioni ceramiche che incorniciano gli usci delle case.

Il cuore del borgo antico è piazza Vittorio Emanuele II. Qui si trova il Palazzo dell’Orologio, che conserva un orologio a funi del XIX secolo ancora funzionante e caricato a mano, e la chiesa matrice di Santa Maria Assunta, più volte rimaneggiata nel XVI secolo.

Dettagli di Polignano a Mare
foto di Martina

Nel seguire il dedalo dei vicoli, ti imbatterai in piccoli slarghi e piazzette dove palazzi storici si alternano a locali e trattorie dall’atmosfera sospesa.

Il belvedere assolutamente imperdibile? Terrazza Santo Stefano, alla fine di via Porto; si erge sui resti di un antico bastione aragonese e regala la vista dal mare più suggestiva su Lama Monachile. Lo sguardo spazia dagli speroni rocciosi del promontorio fino alla spiaggetta, in uno scenario letteralmente incredibile!

Se vuoi continuare il viaggio lungo la costa barese, qui trovi gli articoli su Trani, la perla dell’Adriatico, e su Ostuni, la città bianca.

SIENA: COSA FARE IN UN GIORNO

Siena è una di quelle città che ti rimane nel cuore, vista l’atmosfera sospesa al Medioevo che si respira tra i suoi vicoli. 

È tra le città più visitate della Toscana per la sua storia e per le sue forti tradizioni, legate soprattutto alle contrade e al celebre Palio.

Siena
Foto di Martina

TIP

Da Firenze, si raggiunge con un treno regionale in poco più di un’ora. Dalla stazione, si arriva comodamente al centro cittadino con una serie di scale mobili e un piacevole percorso a piedi, oppure con gli autobus urbani.

Piazza del Campo
Foto di Martina

L’itinerario perfetto per vedere Siena in un giorno non può che iniziare da piazza del Campo, suo simbolo. 

La piazza è unica per la sua particolare forma a conchiglia e per il colore rosso del cotto della pavimentazione e dei palazzi che vi si affacciano. Due volte all’anno, il 2 luglio e il 16 agosto qui viene ospitato il Palio di Siena, l’evento più atteso in città. Qui si trova la più grande fontana cittadina, la Fonte Gaia, decorata dalle sculture di Jacopo della Quercia. Oggi gli originali si trovano nel complesso museale di Santa Maria della Scala. Sulla piazza si affacciano il Palazzo Comunale, che ospita il Museo Civico con grandi capolavori dell’arte senese, e la famosa Torre del Mangia. Dai suoi oltre 87 metri di altezza di gode di uno dei panorami più belli della città, sebbene si debbano salire più di 400 ripidi scalini.

Torre del Mangia
Foto di Martina


CHI È IL MANGIA?

La torre prende il nome da Giovanni di Duccio, suo primo custode, che si godeva la vita spendendo tutti i suoi guadagni tra taverne e osterie. I senesi lo soprannominarono “mangiaguadagni”, da cui la contrazione “mangia”.

Alle spalle della piazza si trova la Loggia della Mercanzia, un ampio loggiato aperto a tre alte arcate, in stile gotico-rinascimentale; venne costruita come ampliamento ed arricchimento del Palazzo della Mercanzia, sede dell’Arte della Mercanzia della Repubblica di Siena.

Si prosegue, poi, verso Piazza del Duomo, che racchiude diversi tesori: il Duomo, la Libreria Piccolomini, la Cripta, il Battistero e il Museo dell’Opera del Duomo.

Il Duomo
Foto di Martina

TIP

Se hai intenzione di visitare tutti questi monumenti, ti conviene acquistare il biglietto cumulativo on-line (15€). In alcuni periodi dell’anno, specialmente d’estate, viene eccezionalmente scoperto il pavimento del Duomo e lo si può vedere dall’alto con un piccolo supplemento al biglietto ordinario.

Il Duomo, ovvero la Cattedrale di Santa Maria Assunta, è uno degli esempi più fulgidi del romanico-gotico italiano. Sia all’interno che all’esterno sono impiegati marmi bianchi e verdi, i colori rappresentativi di Siena; vi si trovano capolavori realizzati da Nicola Pisano, Donatello e Michelangelo. Il pavimento è un vero gioiello, suddiviso in 56 riquadri che rappresentano altrettante scene incise e intagliate nel marmo. I mosaici più preziosi sono coperti per la maggior parte dell’anno per evitarne l’usura. 

La Libreria Piccolomini
Foto di Martina

Dall’interno, si accede alla Libreria Piccolomini, dedicata a Pio II. Pinturicchio e i suoi allievi, tra cui Raffaello, agli inizi del ‘500 hanno affrescato le pareti e il soffitto di questo ambiente con gli episodi più salienti della vita del Papa.

Il percorso continua all’esterno, accedendo alla Cripta, nella quale sono conservati straordinari affreschi del Duecento di scuola senese, con scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, e al Battistero. Quest’ultimo è intitolato a San Giovanni e venne costruito intorno al 1300, quando si decise l’ampliamento del Duomo. Il fonte battesimale è un capolavoro assoluto al quale hanno lavorato Jacopo della Quercia, Lorenzo Ghiberti e Donatello. 

Il Museo dell’Opera del Duomo si trova in quello che doveva essere un ampliamento della superficie della cattedrale, il “Duomo Nuovo”, che non venne mai completato. Oltre a poter vedere gli originali scultorei di Nicola Pisano realizzati per la facciata del duomo, potrete salire sul cosiddetto “facciatone”, godendo di una splendida vista su tutta Siena.

Proseguendo verso i margini del centro storico si incontra la fonte più grande di Siena risalente al Medioevo: Fontebranda. La sua particolarità? Una curiosa installazione sonora che ogni mezz’ora e per cinque minuti riproduce suoni, rumori e dialoghi del 1337!

I piatti di Bagoga
Foto di Martina

Come concludere nel modo perfetto la giornata? Con un buon pranzo da Bagoga, Grotta di Santa Caterina, un punto di riferimento a Siena per quanti cerchino sapori genuini e piatti della tradizione: il filetto di maiale avvolto nel lardo di Colonnata ti lascerà a bocca aperta!

Se vuoi continuare ad andare in giro per la Toscana, qui trovi spunti per un itinerario in Val d’Orcia e qui per una visita a Firenze.

CITTÀ DELLA PIEVE, UN ITINERARIO IN 5 TAPPE

Città della Pieve è uno di quei borghi che ti rimangono nel cuore.

In Umbria, quasi al confine con la Toscana, è famoso per essere la città natale del Perugino, grande pittore del Rinascimento italiano, e dello zafferano.

È circondata a sud dal monte Cimino, a sud-est dal monte Peglia e dai monti Sibillini, a est dal monte Subasio, a nord dai colli sul Trasimeno e a ovest dal monte Cetona e dal monte Amiata: una posizione invidiabile!

#UNPÓDISTORIA

Nacque all’inizio del VII secolo come avamposto dei Longobardi; divenne un florido e fiorente centro tra il XII e il XIII secolo, fregiandosi del titolo di Comune. Il Perugino nacque qui nel 1450 circa e il paesaggio di Città della Pieve divenne la principale fonte di ispirazione per le sue opere dove, accanto ai personaggi, proprio la natura ha un peso molto importante.

La sua bellezza risiede nell’intrico dei vicoli, nei balconi fioriti, nelle decorazioni di legno appese alle porte e negli splendidi scorci che si aprono sulla campagna circostante. Sono nati, per valorizzare tutti questi aspetti, due percorsi, il Percorso dei Vicoli, segnalato da cartelli azzurri, e il Percorso del Paesaggio, con cartelli verdi.

I vicoli
foto di Martina

Il primo indica 19 luoghi unici dove assaporare angolini pittoreschi che hanno tutti una cosa in comune: il colore rosso. Sì, perché tutti gli edifici sono costruiti con il laterizio tipico locale, le cui sfumature vanno dal rosa chiaro a tonalità più scure. Imperdibile il vicolo Baciadonne, uno dei più stretti d’Italia.

Il secondo indica otto belvedere da cui poter osservare il meraviglioso paesaggio circostante. Uno dei più belli? Quello della chiesa di San Pietro: una parapetto in vetro ti farà ammirare un panorama mozzafiato!

TIP: segui queste tappe lasciandoti guidare dall’istinto per immergerti nella vera atmosfera del borgo.

Interno della Cattedrale
foto di Martina

LE 5 TAPPE IMPERDIBILI

Fulcro di tutta la cittadina è la Cattedrale, costruita intorno al VII secolo e rimaneggiata nel XII e XIII secolo. Divenne Cattedrale nel 1600, quando Città della Pieve divenne diocesi. L’interno, di un Barocco sfolgorante, ospita due delle opere più belle del Perugino, il Battesimo di Cristo e la Madonna in Gloria con Santi. Accanto al campanile, spicca la Torre Civica, risalente al XII secolo e modificata da stile romanico in gotico tra il XIII e il XIV secolo.

Di fronte, si trova Palazzo della Corgna, fatto edificare da Ascanio della Corgna, nominato nel 1550 Governatore Perpetuo di da papa Giulio III. Alcune delle sue splendide sale sono affrescate dal Pomarancio e da Salvio Savini, pittore manierista.

Palazzo della Corgna
foto di Martina

La visita la si può prenotare all’Infopoint, ospitato all’interno dell’antica Rocca, costruita agli inizi del Trecento e dotata di cinque torri di avvistamento.

Continuando nella ricerca delle opere del Perugino, giungiamo all’Oratorio di Santa Maria dei Banchi, chiamata così dal nome della Confraternita. L’Adorazione dei Magi colpisce per lo splendido paesaggio dipinto, all’interno del quale si riconosce la stessa Città della Pieve, e per le molte ed estremamente raffinate figure.

Oratorio di San Bartolomeo
foto di Martina

Un altro oratorio, l’Oratorio di San Bartolomeo, ospita un affresco degno di nota, la Crocifissione del senese Jacopo di Mino del Pellicciaio. Lo stile è l’elegante gotico senese ed è datato al tardo XIII secolo.

Per concludere, la piccola Chiesa di San Pietro ospita Sant’Antonio Abate con San Paolo l’eremita e Marcello, affresco del 1508 sempre del Perugino. Non è facile trovare la chiesa aperta: fate un tentativo la domenica mattina!

L'ingresso alla chiesa di San Pietro
foto di Martina

Ora, non mi rimane che consigliarti un ristorante dove assaggiare tutte le specialità umbre: la Trattoria Bruno Coppetta. Sono rimasta entusiasta della bontà dei piatti, cucinati con eccellenti prodotti locali, dell’abbondanza delle porzioni e dello straordinario rapporto qualità-prezzo. Devi assolutamente assaggiare le fettuccine al ragù di cinghiale e funghi porcini e la cacio e pepe, mantecata direttamente nella forma di parmigiano!

Fettuccine al ragù di cinghiale e funghi porcini

Ti lascio con un ultimo consiglio: data la vicinanza, fai un giro a Castiglione del Lago, il borgo più grande affacciato sul Lago Trasimeno, dista solo una ventina di chilometri!

MONOPOLI, IL BORGO PUGLIESE AFFACCIATO SUL MARE

Monopoli. Un borgo che custodisce il suo patrimonio tra le mura antiche e il mare, una delle perle della costa a sud di Bari.

#UNPÓDISTORIA

Già in età messapica era una città fortezza, circondata da possenti mura per prevenire attacchi sia da terra che da mare. In epoca romana divenne uno dei porti principali sull’Adriatico. Il periodo medievale vide alternarsi il governo di Bizantini, Normanni, Angioini e Spagnoli.

Cattedrale della Madonna della Madia
foto di Martina

Il suo simbolo è il Castello Carlo V, costruito per prevenire le incursioni dei Saraceni; è un bell’esempio di struttura difensiva a pianta poligonale con una torre cilindrica che fa da ingresso.

Esattamente all’estremo opposto si trova la Cattedrale della Madonna della Madia; in stile romanico, venne completamente ricostruita nel Settecento: gli interni sono un trionfo di marmi policromi. Qui è conservata l’icona bizantina della Madonna della Madia, che la tradizione vuole portata dal mare su una zattera nel 1177. Il campanile si sviluppa su sei ordini e svetta alto sulle basse case del borgo antico.

La cappella dove è contenuta l'icona bizantina
foto di Martina

Altra chiesa molto particolare è la Chiesa di Santa Maria del Suffragio che conserva cinque corpi mummificati esposti in una delle navate laterali.

La vivace piazza Garibaldi è il cuore del borgo: tra bar e locali si mimetizza la Torre Civica, con i resti di una colonna infame sullo spigolo. A pochi passi da qui, il caratteristico porticciolo antico merita una passeggiata, così come il lungomare.

..e ora, parliamo di specialità culinarie!

Hai mai sentito parlare della zampina? È una salsiccia arrotolata condita con pomodoro, formaggio, basilico e peperoncino che si esalta se cotta alla brace. Io l’ho assaggiata alla Macelleria XX settembre in un delizioso panino!

Panino con la zampina
foto di Martina


TIP

Da Bari, si arriva a Monopoli con circa 45 minuti di treno (3.4€ il costo del biglietto per singola tratta).

 

Continua il giro della Puglia insieme a me!

Qui trovi gli articoli su Bari, Trani e Ostuni per un bellissimo on the road.

PADOVA IN DUE GIORNI: TUTTO QUELLO CHE DEVI VEDERE

Padova, città d’arte, di cultura e di fede; qui predicò Sant’Antonio, legando inscindibilmente il suo nome a quello della città, qui lavorò Giotto dando vita ad uno dei massimi capolavori della storia dell’arte, qui insegnò Galileo, conferendo ulteriore lustro all’antica Università.

Sai che Padova è la città dei “tre senza”? Del caffè senza porte, del prato senza erba e del santo senza nome: continuando a leggere, scoprirai il perché!

DAY 1

Il simbolo della città è la Basilica del Santo, luogo da dove non può che iniziare il nostro tour. I padovani sono talmente legati a questa chiesa che la chiamano semplicemente “il Santo” - ecco spiegato il primo dei tre senza!

 

La basilica di Sant'Antonio
foto di Martina

Prima di entrare, nella piazza antistante realizzata nel Medioevo per accogliere le migliaia di pellegrini in visita alla tomba di Sant’Antonio, il monumento equestre bronzeo dedicato al Gattamelata ci da il benvenuto, capolavoro di Donatello e vera e propria rivoluzione nella storia dell’arte: è la prima statua equestre di grandi dimensioni realizzata senza alcun tipo di supporto architettonico.

Osservando la facciata, la prima cosa che si nota è la compresenza di diversi stili architettonici: la facciata romanica, il deambulatorio gotico con le sette cappelle, le cupole di stampo bizantino e i campanili moreschi. All’interno, ti coglierà subito una sensazione di pace e misticismo, data anche dalla potenza degli affreschi che decorano l’interno; nella Sala del Capitolo, un frammento della Crocifissione è attribuito a Giotto. Il cuore della basilica è il Tesoro, con le reliquie del Santo disposte lungo il deambulatorio.

La Loggia Cornaro
foto Martina

A poca distanza, si trova Palazzo Giustiniani, commissionato da Alvise Cornaro nella prima metà del Cinquecento. La Loggia e l’Odeo, ispirati a ideali classici, erano il luogo d’incontro perfetto per intellettuali e artisti. La loggia era stata pensata come quinta per rappresentazioni teatrali mentre l’odeo era destinato alla musica e presenta decorazioni ad affresco e stucchi con scene ispirate all’antichità greco-romana. Nel weekend potrai vedere queste meraviglie con una visita guidata (ingresso 4€).

Continuiamo a passeggiare verso un altro simbolo della città, la piazza più famosa di Padova, Prato della Valle. Sai che la sua intera estensione è di 88620 mq? Questo la rende seconda solo alla piazza Rossa di Mosca!

Per riuscire a capire, pur standoci dentro, le sue dimensioni, ti basti pensare che al centro si trova una vera e propria isola, l’isola Memmia, intitolata al podestà che ne ordinò la costruzione. Intorno all’isola c’è un canale di circa 1.5 km di circonferenza, circondato da una doppia fila di statue raffiguranti personaggi storici - sono 78 in totale! Quattro viali incrociati con relativi ponti sul canale, consentono di raggiungere il centro. Nel Medioevo questo era il luogo d’incontro per eccellenza, dove si svolgevano fiere, giostre e feste pubbliche. È questo il secondo “senza” da svelarti, il prato (ossia la piazza) senza erba!

 

Prato della Valle
foto Martina

Il centro cittadino è un continuo susseguirsi di piazze fiancheggiate da palazzi storici. Due ti colpiranno per la loro bellezza ma anche per il loro nome!

La prima è piazza delle Erbe, da sempre luogo deputato al mercato. Anche i nomi delle vie circostanti rivelano la loro antica funzione commerciale e perfino le scale del Palazzo della Ragione (di cui ti parlerò tra poco) venivano chiamate “scale delle erbe” perché ci si mettevano i venditori di lattuga!

Alle sue spalle si trova l’altra piazza, piazza della Frutta, che dal nome ci fa intuire la sua funzione originaria.

Le due piazze sono unite dal “Volto della Corda” o “Canton delle busie“, un passaggio coperto denominato in questo modo perché qui i bugiardi, gli imbroglioni e i debitori venivano colpiti sulla schiena con una corda. La particolarità è che le corde rimanevano sempre appese a cinque anelli di pietra, infissi nel muro, come monito. All’angolo sotto il “Volto della Corda” si vedono ancora oggi le pietre con incise le antiche misure padovane, riferimento per impedire che i venditori imbrogliassero i clienti!

Palazzo della Ragione
foto Martina

Ma ora, veniamo al Palazzo della Ragione, costruito agli inizi del Duecento con la funzione di tribunale. I padovani lo chiamano anche “il salone” perché il primo piano, al quale si accede con la scala delle Erbe, è un unico ambiente, per molti secoli il più grande al mondo, lungo 80 metri e largo 27, completamente affrescato. Gli affreschi originali, opera di Giotto, vennero distrutti nel terribile incendio del 1420. L’odierno ciclo pittorico è uno dei più grandi al mondo, un susseguirsi di motivi zodiacali, astrologici, religiosi e animali che raffigurano le attività cittadine bei diversi periodi dell’anno. Qui si trova anche la “pietra del vituperio”, un blocco di porfido nero sul quale i debitori insolventi erano obbligati a spogliarsi prima di essere cacciati dalla città (ingresso 7€).

Davanti al Palazzo della Ragione, accanto a quello comunale, si trova il  palazzo delle Debite, la prigione direttamente collegata al “salone” con un passaggio andato distrutto.

Piazza dei Signori è un’altra delle piazze più famose di Padova. La Loggia del Consiglio è stata eretta come luogo di adunanza dell’assemblea cittadina all’indomani dell’incendio del Palazzo della Ragione; Palazzo del Capitanio è stato costruito dai Veneziani per ospitare uno dei due rettori della città ed incorpora la torre dell’Orologio, di pertinenza di un precedente complesso medievale.

Altra sorpresa è Palazzo del Bo, sede dell’Università inaugurata nel 1222. Qui si sono avvicendati grandi pensatori del passato, tra cui Leon Battista Alberti, Galileo Galilei e Niccolò Copernico. Il Teatro Anatomico realizzato nel 1594 è uno straordinario teatro in legno dal quale gli studenti potevano assistere alle autopsie. Da non perdere anche la cattedra dalla quale insegnò Galileo, dal 1592 al 1610, ospitata nella sala dei Quaranta, così chiamata per i quaranta ritratti di studenti stranieri.

Aperitivo al Caffè Pedrocchi
foto Martina

Dopo tutto questo camminare, ci vuole una sosta rigenerante al Caffè Pedrocchi, locale storico della città. Inaugurato nel 1831, questo bar si impose rapidamente come luogo d’incontro privilegiato per intellettuali, studenti e letterati. Rimaneva aperto 24 su 24 e per questo venne chiamato il caffè senza porte - ecco spiegato l’ultimo dei tre “senza”! È un piacere prendere posto nelle sue sale dagli arredi storici e gustarsi un aperitivo, rigorosamente a base di spritz, oppure un caffè Pedrocchi, specialità della casa di cui non ti svelo nulla in anticipo!

DAY 2

Continua la passeggiata per il centro storico  alla scoperta della bella Padova. La fama della basilica di Sant’Antonio ha messo in ombra il Duomo, costruito nel 1552 su progetto di Michelangelo, e il suo Battistero. Se il primo non è particolarmente originale, il secondo è un vero e proprio gioiello con il ciclo di affreschi di Giusto de’ Menabuoi: alzando lo sguardo verso la cupola, centinaia di angeli e santi fanno da quinta scenografica al Cristo Pantocratore.

Chiesa degli Eremitani
Foto Martina

Altra chiesa da non perdere è la chiesa degli Eremitani, dedicata a San Filippo e San Giacomo ed edificata tra il 1276 e il 1306. Il soffitto ligneo ti colpirà per la sua particolare forma a carena di nave ma saranno le opere in essa contenute che ti lasceranno a bocca aperta. La Cappella Ovetari è il capolavoro rinascimentale di Mantegna, in parte distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale ma, in parte, ricostruito grazie ai frammenti recuperati; sono raffigurate le storie dei santi dedicatari della chiesa.

A poca distanza, nei giardini dell’Arena, si trova uno dei simboli di Padova, la Cappella degli Scrovegni. Dedicata nel 1303 da Enrico Scrovegni per riscattare la cattiva reputazione familiare (era un usuraio), l’esterno in semplice laterizio contrasta con la magnificenza dell’interno affrescato da Giotto. La volta è dipinta con un cielo stellato dal blu intenso, mentre le navate sono suddivise in quattro registri con 38 scene; in controfacciata, il Giudizio Universale. Con questo ciclo pittorico iniziò la rivoluzione della pittura moderna (è obbligatoria la prenotazione, visite di max 15 minuti, costo del biglietto 15€ che comprende anche la visita ai Musei Civici).

 

La Cappella degli Scrovegni
foto Martina

Per concludere la full immersion padovana, visitiamo il primo orto botanico universitario d’Europa. Voluto dalla Serenissima nel 1545 su sollecitazione dell’Università, il suo nucleo originario è di forma circolare, circondato da mura e suddiviso in quattro quadranti da due vialetti che lo attraversano. Nato per aiutare gli studenti a riconoscere le piante medicinali, oggi vanta un moderno e all’avanguardia giardino della biodiversità che, sfruttando l’energia rinnovabile di acqua e sole, offre nelle sue serre un viaggio tra le piante delle diverse zone climatiche del mondo (ingresso 10€).

I bigoi delle Nane della Giulia
foto Martina

Non posso lasciarti senza averti dato l’indirizzo di un ottimo ristorante dove poter assaggiare la cucina padovana e veneta. L’osteria Le Nane della Giulia è la trattoria più antica della città: menù scritto a mano, piatti in ceramica appesi alle pareti, profusione di legno per un’atmosfera ancorata al passato. La cucina è legata alla stagionalità dei prodotti, quasi tutti a km 0, tant’è vero che le proposte vengono aggiornate molto frequentemente. Un ristorante davvero consigliato!

RAVENNA IN UN GIORNO: ITINERARIO TRA MOSACI E LUOGHI DANTESCHI

Eccoci giunti alla terza tappa del tour alla scoperta dei tesori Unesco dell’Emilia Romagna: Ravenna.

Ti anticipo già che questa cittadina mi ha rubato il cuore per la bellezza dei suoi monumenti e la ricchezza del suo passato; un passato che risale alla caduta dell’impero romano d’Occidente e alle invasioni barbariche, nel quale la religione cristiana era l’elemento su cui puntare per acquisire potere e legittimazione.

Da Bologna, in un’ora e 10 minuti di treno si arriva a Ravenna (7.35€).

#UNPÓDISTORIA

È stata capitale di ben tre imperi, quello romano  d’Occidente, quello goto di Teodorico e dell’impero bizantino; conserva il più ricco patrimonio di mosaici del V e VI secolo, annoverando ben otto siti patrimonio Unesco; qui Dante visse gli ultimi anni della sua e vi venne seppellito.

I mosaici di Sant'Apollinare Nuovo
foto di Martina

Direi di iniziare il nostro giro in città da Sant’Apollinare Nuovo, la grande chiesa a tre navate fatta erigere da Teodorico nel 493.

TIP: per poter accedere alla Basilica di San Vitale, alla Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, al Museo Arcivescovile, al Battistero Neoniano e al Mausoleo di Galla Placidia, è necessario acquistare il biglietto unico (12.5€) sul sito Ravenna Mosaici, selezionando l’orario di accesso per ogni monumento incluso nel biglietto.

La navata centrale poggia su due file di dodici colonne al di sopra delle quali rimarrai abbagliato dalla sfarzosa decorazione a mosaico. Oltre ad essere raccontato il miracolo di Cristo e la sua passione, questi mosaici sono famosi per le due processioni che si svolgono su entrambi i lati della navata: una teoria di 22 vergini da una parte e di 26 martiri dall’altra. Se guardi attentamente, c’è anche la raffigurazione stilizzata di Classe, il porto romano di Ravenna, e del palazzo di Teodorico!

Ogni giro di Ravenna passa inevitabilmente da piazza del Popolo, cuore della città romagnola. Venne chiamata così nel 1946 quando, a seguito del referendum tra Monarchia e Repubblica, il popolo ravennate votò all’88% per quest’ultima forma di governo (la percentuale più alta di tutta Italia!). Qui si trova la sede del comune, le due colonne del patrono Sant’Apollinare e di San Vitale e la Torre dell’Orologio.

Battistero Neoniano
foto di Martina

Continua la scoperta dei mosaici cittadini entrando nel Battistero Neoniano, a pianta ottagonale, l’edificio cristiano più antico della città: la sua costruzione risale alla fine del IV secolo. È considerata la risposta cattolica, voluta dal vescovo Neone, all’eresia ariana che a Ravenna aveva avuto il suo apice nel regno di Teodorico: il tema rappresentato dai mosaici sulla cupola è il battesimo di Cristo.

TIP: esiste un altro battistero, quello degli Ariani, posto a 2 metri sotto il livello stradale. Eretto nel V secolo per i seguaci del cristianesimo ariano, che negava la natura divina di Cristo, già nel V secolo venne stigmatizzato dalla Chiesa come eresia. Nonostante questo, gli Ostrogoti prima, i Longobardi e Teodorico poi, continuarono ad aderirvi (biglietto 2€).

Battistero degli Ariani
foto di Martina

Gli ultimi due capolavori musivi sono la Basilica di San Vitale e il Mausoleo di Galla Placidia.

La costruzione della basilica ebbe inizio nel 526; l’edificio è a pianta ottagonale, con delle strane finestre in alabastro giallo attraverso cui la luce penetra illuminando i favolosi mosaici. La particolarità risiede nell’unione di due stili musivi, uno di impronta classica, usato nelle scene che raffigurano le storie dell’Antico Testamento, e uno proprio dell’arte bizantina, usato per immortale l’imperatore Giustiniano e la moglie Teodora nell’abside.

Interno della Basilica di San Vitale
foto di Martina

Il piccolo ma preziosissimo Mausoleo di Galla Placidia ti lascerà a bocca aperta. Sorella dell’imperatore Onorio, si fece erigere, ancora in vita, il luogo di sepoltura, scegliendo una decorazione molto suggestiva che culmina nel soffitto blu della cupola, cosparso di stelle.

Mausoleo di Galla Placidia
foto di Martina

TIP: in realtà, Galla non è sepolta qui, bensì a Roma, nella basilica di San Pietro, dove morì nel 450.

Nell’incipit dell’articolo ti parlavo anche del legame tra Ravenna e Dante. Direi che è arrivato il momento di approfondirlo!

TIP: il legame tra Ravenna e Dante si respira ovunque, visto che tutte le strade sono disseminate di opere di street art che lo vedono protagonista indiscusso!

Street art a tema Dante
foto di Martina

Qui e non a Firenze si trova la Tomba con le spoglie del sommo poeta, in un’area chiamata “zona del silenzio”, luogo di pace e tranquillità per il suo eterno riposo. Nonostante i numerosi e continui tentativi di riportarlo nella città natale, riposa ancora nella cittadina romagnola. Furono i francescani del vicino convento a conservare gelosamente le ossa di Dante per diversi secoli, opponendosi alla volontà di sovrani e papi di riportarle a Firenze, e furono sempre loro a salvarle dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, seppellendole sotto il cumulo di terra che potete vedere accanto alla tomba, nel Quadrarco di Braccioforte. A ricordare Firenze c’è, però, la lampada votiva settecentesca, alimentata con olio d’oliva degli appennini toscani.

Tomba di Dante
foto di Martina

Nell’ormai ex convento francescano è allestito il Museo Dante che offre un percorso emozionale tra storia e immagini attorno all’avventura umana e la vicenda artistica del padre della lingua italiana, approfondendo il tema della Commedia e della sua successiva fortuna (biglietto 3€).

Qui si trova la cassetta in legno d’abete che ospitò le spoglie di Dante dal 1677 al 1865!

Concludo la visita di questa sorprendente città con la vicina chiesa di San Francesco: vale la pena investire un euro per accendere le luci della cripta ormai sott’acqua e ammirare il pavimento musivo!

TIP: se ti fermi per un week-end, ti consiglio di includere nella visita anche il Mausoleo di Teodorico e la basilica di Sant’Apollinare in Classe, entrambi un po’ fuori città, sono sicura che mi ringrazierai!

 

Seguimi nell’ultima tappa del tour emiliano: andremo a Parma, proclamata Città Creativa Unesco per la gastronomia in Italia.

 

Se hai perso qualche appuntamento precedente, qui trovi tutti i link:

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