ARTE LIBERATA ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE

“ARTE LIBERATA 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra” è la nuova, grande esposizione alle Scuderie del Quirinale.

Una mostra particolare che presenta una selezione di oltre cento capolavori salvati durante la Seconda Guerra Mondiale, per un racconto avvincente ed emozionante di un momento drammatico per il nostro Paese ma ugualmente fondamentale per la nascita di una nuova coscienza civica.


È un omaggio alle donne e agli uomini che, nella drammatica contingenza bellica, hanno vissuto la propria professione come una vocazione guidata dalla consapevolezza dell’
universalità del patrimonio da salvare.

Al centro del progetto espositivo è l’azione lungimirante di tanti Soprintendenti e funzionari dell’Amministrazione delle Belle Arti, spesso messi forzatamente a riposo dopo aver rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò, che si resero interpreti di una straordinaria impresa di salvaguardia del nostro patrimonio. Senza armi e con mezzi limitati, presero coscienza della minaccia che incombeva sulle opere d’arte, schierandosi in prima linea per evitarla, mettendo a rischio le loro stesse vite.

Il percorso espositivo
foto di Martina

La mostra ricompone una storia eroica e poco nota, in un percorso espositivo che già dall’allestimento evoca i grandi depositi di fortuna, facendo rivivere quegli anni febbricitanti e convulsi. Infatti, negli anni in cui l’Italia è stata al centro dei combattimenti, ci si è dovuti confrontare con la necessità e l’obbligo morale di mettere in sicurezza l’immenso e fragile patrimonio artistico. Chiese e monumenti vengono puntellati e imbottiti con sacchi di sabbia, armature ignifughe sono messe a protezione di statue, fontane e affreschi, mentre dipinti e sculture sono trasferiti in segreto in luoghi sicuri. Con l’armistizio del 1943, al rischio dei bombardamenti si aggiunge quello delle razzie.

La mostra ricostruisce questo complicato mosaico di esperienze e avvenimenti, attraverso i diari e le corrispondenze private di questi funzionari coraggiosi e illuminati. Le loro gesta eroiche costituiscono un esempio di patriottismo, testimoniando l’efficacia di azioni d’emergenza che permisero di salvare l’immenso patrimonio culturale italiano, tramandandolo alla contemporaneità.

 

Fino al 10 aprile 2023

Tutti i giorni dalle 10 alle 20

15€ / 13€

BRACCIANO, L’INCANTO DEL LAGO

Dopo aver parlato di Anguillara Sabazia e Trevignano Romano, è giunto il momento di portarvi a Bracciano, altro splendido borgo che sovrasta l’omonimo lago.

TIP: meta per eccellenza delle gite domenicali dei romani, si raggiunge comodamente con il treno regionale FL3 in circa un’ora, senza bisogno di prendere la macchina.

Il borgo è situato al centro del Parco Naturale di Bracciano-Martignano, un’area molto ricca dal punto di vista faunistico e naturalistico, caratterizzata da numerosi percorsi escursionistici guidati per appassionati e non, che avranno la possibilità di osservare la flora e la fauna locali.

TIP: se amate andare in bicicletta è possibile partire da qui e, costeggiando il lago, arrivare fino a Trevignano Romano.

I torrioni circolari del Castello Orsini-Odescalchi
Foto di Martina

Il centro storico di Bracciano è dominato dal celebre Castello Orsini-Odescalchi, perfettamente conservato e importante meta turistica: pensate che, ogni anno, accoglie circa 60.000 visitatori. Il maniero si erge imponente nella raccolta piazza Mazzini, con i suoi possenti torrioni circolari interamente avvolti dalle piante rampicanti. Costruito alla fine del XV secolo su ciò che rimaneva di una precedente rocca medievale, deve il suo nome a chi lo possedette sin dal 1696; questa dimora signorile fortificata ospitò illustri personaggi (tra cui Carlo VIII e Marcantonio Colonna) ed ebbe diversi proprietari, dagli Odescalchi ai Torlonia.

TIP: il biglietto d’ingresso costa 8.5€, qui qui per info e orari.

Aperto al pubblico dal 1952 per volontà del principe Livio IV Odescalchi, grazie all’attuale gestione della principessa Maria Pace è possibile ammirare una delle più belle dimore rinascimentali d’Europa.
La visita inizia dalla corte d’Onore per poi passare alle antiche Armerie, situate nella parte bassa dell’ala nord, e alle oltre 20 sale splendidamente decorate, disposte su due piani; tra queste meritano una menzione la sala dei Cesari, con affreschi di Antoniazzo Romano, la sala del Trittico, con opere del ‘400 e del ‘500, e la sala del Pisanello, con opere di pittura fiamminga. Il percorso si conclude con lo splendido panorama che si apre sul lago dalle cinque torri del maniero: imperdibile!

Il panorama dal Castello
Foto di Martina
Tutt’intorno al castello si snodano i pittoreschi vicoli del borgo antico, uno tra i più belli della Tuscia Romana; la sua unicità, infatti, è data dall’uso esclusivo della pietra lavica come materiale da costruzione per le abitazioni. La chiesa di Santa Maria Novella è un altro dei tesori architettonico-artistici di Bracciano: nel cuore del centro storico, venne costruita nel 1436 per volere del cardinale Giordano Orsini; l’adiacente convento ospita il Museo Civico di Bracciano, ricco di reperti provenienti dal territorio circostante, che ci narrano la storia del borgo.


Il miglior modo di salutare questa deliziosa cittadina e il lago? Sicuramente dal Belvedere della Sentinella o da quello della chiesa di Santa Maria del Riposo, da dove potrete ammirare i meravigliosi panorami della Tuscia Romana!

SIENA: COSA FARE IN UN GIORNO

Siena è una di quelle città che ti rimane nel cuore, vista l’atmosfera sospesa al Medioevo che si respira tra i suoi vicoli. 

È tra le città più visitate della Toscana per la sua storia e per le sue forti tradizioni, legate soprattutto alle contrade e al celebre Palio.

Siena
Foto di Martina

TIP

Da Firenze, si raggiunge con un treno regionale in poco più di un’ora. Dalla stazione, si arriva comodamente al centro cittadino con una serie di scale mobili e un piacevole percorso a piedi, oppure con gli autobus urbani.

Piazza del Campo
Foto di Martina

L’itinerario perfetto per vedere Siena in un giorno non può che iniziare da piazza del Campo, suo simbolo. 

La piazza è unica per la sua particolare forma a conchiglia e per il colore rosso del cotto della pavimentazione e dei palazzi che vi si affacciano. Due volte all’anno, il 2 luglio e il 16 agosto qui viene ospitato il Palio di Siena, l’evento più atteso in città. Qui si trova la più grande fontana cittadina, la Fonte Gaia, decorata dalle sculture di Jacopo della Quercia. Oggi gli originali si trovano nel complesso museale di Santa Maria della Scala. Sulla piazza si affacciano il Palazzo Comunale, che ospita il Museo Civico con grandi capolavori dell’arte senese, e la famosa Torre del Mangia. Dai suoi oltre 87 metri di altezza di gode di uno dei panorami più belli della città, sebbene si debbano salire più di 400 ripidi scalini.

Torre del Mangia
Foto di Martina


CHI È IL MANGIA?

La torre prende il nome da Giovanni di Duccio, suo primo custode, che si godeva la vita spendendo tutti i suoi guadagni tra taverne e osterie. I senesi lo soprannominarono “mangiaguadagni”, da cui la contrazione “mangia”.

Alle spalle della piazza si trova la Loggia della Mercanzia, un ampio loggiato aperto a tre alte arcate, in stile gotico-rinascimentale; venne costruita come ampliamento ed arricchimento del Palazzo della Mercanzia, sede dell’Arte della Mercanzia della Repubblica di Siena.

Si prosegue, poi, verso Piazza del Duomo, che racchiude diversi tesori: il Duomo, la Libreria Piccolomini, la Cripta, il Battistero e il Museo dell’Opera del Duomo.

Il Duomo
Foto di Martina

TIP

Se hai intenzione di visitare tutti questi monumenti, ti conviene acquistare il biglietto cumulativo on-line (15€). In alcuni periodi dell’anno, specialmente d’estate, viene eccezionalmente scoperto il pavimento del Duomo e lo si può vedere dall’alto con un piccolo supplemento al biglietto ordinario.

Il Duomo, ovvero la Cattedrale di Santa Maria Assunta, è uno degli esempi più fulgidi del romanico-gotico italiano. Sia all’interno che all’esterno sono impiegati marmi bianchi e verdi, i colori rappresentativi di Siena; vi si trovano capolavori realizzati da Nicola Pisano, Donatello e Michelangelo. Il pavimento è un vero gioiello, suddiviso in 56 riquadri che rappresentano altrettante scene incise e intagliate nel marmo. I mosaici più preziosi sono coperti per la maggior parte dell’anno per evitarne l’usura. 

La Libreria Piccolomini
Foto di Martina

Dall’interno, si accede alla Libreria Piccolomini, dedicata a Pio II. Pinturicchio e i suoi allievi, tra cui Raffaello, agli inizi del ‘500 hanno affrescato le pareti e il soffitto di questo ambiente con gli episodi più salienti della vita del Papa.

Il percorso continua all’esterno, accedendo alla Cripta, nella quale sono conservati straordinari affreschi del Duecento di scuola senese, con scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, e al Battistero. Quest’ultimo è intitolato a San Giovanni e venne costruito intorno al 1300, quando si decise l’ampliamento del Duomo. Il fonte battesimale è un capolavoro assoluto al quale hanno lavorato Jacopo della Quercia, Lorenzo Ghiberti e Donatello. 

Il Museo dell’Opera del Duomo si trova in quello che doveva essere un ampliamento della superficie della cattedrale, il “Duomo Nuovo”, che non venne mai completato. Oltre a poter vedere gli originali scultorei di Nicola Pisano realizzati per la facciata del duomo, potrete salire sul cosiddetto “facciatone”, godendo di una splendida vista su tutta Siena.

Proseguendo verso i margini del centro storico si incontra la fonte più grande di Siena risalente al Medioevo: Fontebranda. La sua particolarità? Una curiosa installazione sonora che ogni mezz’ora e per cinque minuti riproduce suoni, rumori e dialoghi del 1337!

I piatti di Bagoga
Foto di Martina

Come concludere nel modo perfetto la giornata? Con un buon pranzo da Bagoga, Grotta di Santa Caterina, un punto di riferimento a Siena per quanti cerchino sapori genuini e piatti della tradizione: il filetto di maiale avvolto nel lardo di Colonnata ti lascerà a bocca aperta!

Se vuoi continuare ad andare in giro per la Toscana, qui trovi spunti per un itinerario in Val d’Orcia e qui per una visita a Firenze.

KEATS AND SHELLEY MEMORIAL HOUSE

La casa dei poeti romantici inglesi nel cuore di Roma

 

Quante volte siamo passati in piazza di Spagna? Quante volte abbiamo fotografato la fontana della Barcaccia o la Scalinata di Trinità dei Monti?

Ma quanti di noi hanno fatto caso al palazzo situato al numero civico 26?

Oggi ti voglio raccontare una bella storia, legata a due illustri poeti romantici inglesi: John Keats e Percey Shelley.

La Keats and Shelley House a piazza di Spagna
foto di Martina

Tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, l’Italia e in particolar modo Roma, erano le mete predilette del Grand Tour, il viaggio di formazione che i gentiluomini compivano per completare la loro formazione. 

Shelley nel 1820 si trovava in Italia, a Pisa nello specifico, proprio per questo motivo; quando seppe della cagionevole salute del suo amico Keats, lo invitò a raggiungerlo per via del clima mite del Bel Paese che, sicuramente, gli avrebbe giovato. Il 15 Novembre del 1820 Keats arrivò a Roma insieme al suo amico e pittore Joseph Severn e si trasferirono in questo bel palazzo, non lontano dalle residenze che accolsero Shelley nel 1817 e Lord Byron nel 1819. 

Il soggiorno romano di Keats durò, tuttavia, solo 4 mesi: la salute del poeta si aggravò, infatti, rapidamente. Si spense la notte tra il 23 e il 24 Febbraio del 1821 tra le braccia di Severn; venne sepolto, per sua espressa volontà, nel cimitero Acattolico di Roma: aveva solamente 25 anni.

TIP: circa sessant’anni dopo, Oscar Wilde si recò in visita alla tomba di quello che definì il più grande poeta del secolo. Toccato da questa visita, scrisse il sonetto The Grave of Keats, esposto nel salone della casa-museo.

Shelley non ebbe una sorte molto diversa: morì l’anno successivo, a 29 anni, in seguito ad un naufragio. Le sue ceneri vennero portate nel cimitero Acattolico che, per la presenza di numerosi artisti, venne chiamato, appunto, Cimitero degli Artisti.

La biblioteca
foto di Martina

Saliamo, ora, al secondo piano dell’edificio ed entriamo a visitare la casa-museo, proprio nell’occasione del bicentenario della morte di Keats.

La prima stanza in cui si entra un tempo ospitava il salone, mentre oggi è una biblioteca che conta più di 8000 volumi consultabili su richiesta. Della collezione fanno parte numerose prime opere dei poeti romantici della seconda generazione, prime edizioni delle opere di Keats e Shelley, traduzioni e molti studi italiani sui poeti. La casa-museo ospita elementi originali dell’epoca di Keats, come i pavimenti, il caminetto e lo splendido soffitto a cassettoni con motivi floreali.

Molto suggestivo è entrare nella camera da letto dove Keats morì la notte tra il 23 e il 24 Febbraio. I mobili, sebbene d’epoca, non sono gli originali: era usanza, infatti, bruciare tutto ciò che apparteneva a chi moriva di tubercolosi, mobili compresi. Originale è la maschera mortuaria di Keats posizionata accanto al letto.

La camera da letto dove Keats morì nel 1821
foto di Martina

Da oltre un secolo, l’appartamento al civico 26 di piazza di Spagna è una casa-museo dedicata non solo a John Keats e Percey Shelley, ma, più in generale, ai poeti romantici inglesi: un traguardo raggiunto nel 1909 grazie alla lungimiranza di tre illustri personaggi, Robert Underwood Johnson, il futuro ambasciatore americano a Roma, Sir Rennell Rodd, anche lui futuro ambasciatore ma del Regno Unito, e Harry Nelson Gay, docente di Harvard.

TIP: visto il particolare momento che stiamo vivendo, la Keats and Shelley House sta organizzando anche tour virtuali della dimora romana del poeta. Cliccate qui per saperne di più o per organizzare la vostra visita in presenza (6€ costo del biglietto d’ingresso).

Se sei affascinato dalle vicissitudini dei due poeti, non puoi perderti la visita al Cimitero Acattolico, in zona ostiense.

 

Le parole più belle son spesso quelle non dette, quelle che naufragano nei silenzi

John Keats

A VILLA MEDICI LA MOSTRA FOTOGRAFICA “COLLECTION”

Un viaggio negli scatti della collezione Bachelot


La mostra Collection nella suggestiva cornice rinascimentale di Villa Medici, espone 150 fotografie della ricca collezione Bachelot in un percorso che si destreggia tra la fotografia francese umanista, con autori quali Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau e Willy Ronis, e la fotografia di strada americana, rappresentata da Dave Heath, Helen Levitt e Robert Frank.


Mostra Collection a Villa Medici
foto di Martina

#UNPÓDISTORIA La collezione Florence & Damien Bachelot prende vita dall’interesse profondo nutrito per la fotografia "umanista" della Parigi degli inizi del XX secolo. Diversi sono i fotografi europei che raggiunsero la capitale, uniti da questo particolare stile, attento al quotidiano, ai piccoli mestieri e alle classi meno abbienti; non si parla ancora di fotografia sociale ma una certa idea della modernità inizia a farsi strada: la fotografia diviene un'arte democratica. La collezione si espande anche sul versante Atlantico, confermando questa specifica sensibilità. A partire dagli anni '30 e fino agli anni '50, infatti, la fotografia americana si fa portavoce dei valori sociali e di un modernismo che evolve in un contesto nuovo. La street photography si compone di dettagli dei volti.

Tra contrasti e corrispondenze, la mostra mette in evidenza la storia delle influenze fotografiche, esaminando il modo in cui il ritratto e il corpo inquadrano la città, tagliano il territorio urbano e gli spazi di tutti i giorni: la figura umana funge sempre da scala.

Il percorso espositivo
foto di Martina

Il racconto privato dei collezionisti è il fil-rouge che unisce i grandi nomi della fotografia; attraverso 20 anni di acquisizione fotografica, facilitati dai tanti viaggi in Europa e negli Stati Uniti per affari,  Damien Bachelot ha modo di conoscere, assieme a Florence, le maggiori gallerie di fotografia e una intera generazione di artisti. Se è vero che una collezione è una sorta di autoritratto, in questo caso è uno specchio sfaccettato in cui si riflette lo stato di un mondo che si rivela nel suo divenire agli occhi di una generazione: la superficie sensibile della fotografia registra le crisi economiche così come le cause umanitarie.

Alcuni scatti in mostra
foto di Martina

Una straordinaria serie di circa 40 stampe d'epoca di Saul Leiter testimonia una svolta e un rovesciamento delle influenze fotografiche; si giunge, infine, all’esplorazione degli inizi del reportage moderno e ai ritratti documentari dei fotografi contemporanei come Luc Delahaye e Mohamed Bourouissa.


 

VADEMECUM

Collection, 150 fotografie della collezione Bachelot

dal 7 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023

Villa Medici, lun-dom 10.30 - 19.00 (chiuso il martedì)

10€ / 8€