VALENCIA: TUTTO QUELLO CHE DEVI FARE IN 3 GIORNI

Valencia è la terza città della Spagna e non ha nulla da invidiare alle più rinomate Madrid e Barcellona; è un perfetto mix tra architettura moderna e vestigia di un passato che affonda le radici nel Medioevo.

Sono tante le attrazioni e i monumenti da visitare, per cui ti consiglio di dedicare a questa splendida città almeno tre giorni di visita.

E ora, diamoci dentro a camminare!

CONSIGLI PRATICI

Per girare comodamente potendo usare illimitatamente i mezzi di trasporto e usufruendo di tante scontistiche nei musei, ti consiglio di attivare la Valencia Tourist Card; esiste da 24, 48 e 72 h e comprende anche il tragitto dall’aeroporto al centro cittadino. Proprio al Terminal Arrivi troverai un Info Point Turistico dove poterla acquistare.

DAY 1

La Città dell’Arte e della Scienza è, probabilmente, l’attrazione principale e il simbolo di Valencia.

La Città dell'Arte e della Scienza
foto di Martina 

L’immenso complesso è stato realizzato dall’archistar Santiago Calatrava, nato proprio a Valencia, e dal messicano Felix Candela, e rappresenta uno dei più grandi progetti culturali europei, vetrina dell’architettura contemporanea mondiale.

Sono sei gli “strani” edifici costruiti nell’antico letto del fiume Turia, lungo quasi 2 km, le cui sagome si riflettono nelle acque degli ampi specchi d’acqua:

1) Palau de les arts Reina Sofia, un colossale edificio dedicato alle arti sceniche che raggiunge i 75 metri d’altezza, concepito come una serie di volumi ad incastro protetti da un involucro a forma di conchiglia.

2) Umbracle, una struttura architettonica lunga 320 metri, situata di fronte al Museo delle Scienze; è una sorta di scultura contemporanea all’aperto nella quale bianchi archi parabolici svettano al di sopra di un giardino a palmeto: una bella passeggiata all’ombra!

Durante il weekend, la sera si trasforma nella pista di un famoso locale, il Mya.

3) Hemisferic, l’edificio futuristico a forma di occhio è stato il primo ad essere completato nel 1998; si trova al centro di un grande bacino artificiale di 24.000 mq e ospita un planetario e un cinema.

4) Museo della Scienza, il più grande museo interattivo d’Europa che permette di esplorare in maniera divertente il mondo della scienza.

5) Agorà, collocata anche questa su di uno specchio d’acqua artificiale, evoca una conchiglia di 80 metri d’altezza. È una piazza coperta che ospita un centro culturale molto attivo, il CaixaForum.

6) Oceanografic, il più grande parco oceanografico europeo, è formato da diversi edifici, spazi sotterranei collegati tra di loro, giardini e passerelle. Qui si può scoprire la fauna marina delle principali zone climatiche del pianeta. Il tunnel trasparente che consente di osservare le razze e gli squali è un must assolutamente da non perdere!

Il tunnel dell'Oceanografic
foto di Martina

Come avrai capito, il complesso della Città della Scienza è veramente enorme, ecco perché, se lo vuoi vedere con calma, devi dedicargli una giornata intera! Ti consiglio il biglietto combinato per entrare in più attrazioni al costo di circa 40€.

Se ti è rimasta ancora un po’ di voglia di camminare, il Parc Gulliver è quello che fa per te! All’interno dei più estesi Giardini del Turia, il fiume che prima scorreva in città, questa oasi di verde, tra pini ed oleandri, nasconde una scultura molto particolare: un monumentale Gulliver, lungo 70 metri, ispirato al personaggio di Jonathan Swift. Rampe, scivoli e scale permettono ai “lillipuziani” (cioè noi!), di passeggiare sul corpo del gigante.

DAY 2

La scoperta del centro di Valencia inizia dalla Estacion del Norte, emblematico monumento dell’architettura modernista, realizzato tra il 1909 e il 1917. Non perderti la visita dell’interno con i pannelli a mosaico dorato e la scritta “buen viaje” in diverse lingue.

Accanto alla stazione, la Plaza de Toros costruita nel 1856 si ispira all’anfiteatro di Nimes ed è una delle più importanti di Spagna. A poca distanza, il Mercado de Colon è una struttura costituita da due facciate in mattoni, collegate da una struttura portante in metallo e vetro; realizzato tra il 1914 e il 1916, oggi è il luogo perfetto per poter assaggiare tutta l’offerta culinaria della città, tra ristoranti tradizionali, bar e locali alla moda.

Una delle sale interne dell'Ayuntamento
foto di Martina

Plaza del Ayuntamiento è il cuore della città moderna: di forma triangolare, venne progettata nel XIX secolo ed è il luogo di ritrovo dei valenciani nelle grandi occasioni; è dominata dal municipio, eretto nel 1915. È possibile visitare gratuitamente le sue bellissime sale affrescate: controlla gli orari di apertura!

Il vicino Barrio de Russafa è il quartiere alla moda per eccellenza, con boutique alternative, bar, negozi vintage, ristoranti e atelier di artisti. Il quartiere nacque da un palazzo con un grazioso giardino (russafa in arabo) del IX secolo; oggi gli edifici hanno facciate dai colori pastello e balconi in ferro battuto.

Se capiti da queste parti, Dona Petrona, proprio di fronte al Mercato Roussafa, è il locale perfetto per assaggiare tapas e bere un buon cocktail.

Altro barrio colorato e molto caratteristico è quello di El Carme, abitato nel Medioevo dagli artigiani delle corporazioni, per poi accogliere numerosi conventi. Dagli anni Ottanta venne ripopolato dai giovani valenciani divenendo un punto di riferimento per l’arte, soprattutto per la street art. Il cuore è Plaza del Carmen, piazzetta tranquilla abbellita da un giardino su cui veglia la chiesa di Santa Cruz. Da qui si dipartono una serie di vicoli tortuosi uno più caratteristico dell’altro!

Lonja de la Seda
foto di Martina

DAY 3

Si inizia la giornata con la visita alla Lonja de la Seda, il Mercato della Seta, centro delle attività commerciali e culturali agli inizi del XVI secolo, età aurea di Valencia. Dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel 1996, è uno degli esempi più belli e meglio conservati di architettura tardo gotica in Europa, imponente per le dimensioni e, al contempo, seducente per l’eleganza dei suoi ornamenti. Pensa che la sua visita è gratuita! 

Proprio di fronte, si trova un’altra delle tappe imperdibili della città: il coloratissimo Mercato Centrale, una struttura di acciaio con vetrate colorate e ceramiche dipinte a mano sulla facciata è ben 959 banchi alimentari! In questo alternarsi coinvolgente di odori, colori e sapori, ti verrà voglia di assaggiare tutte le specialità culinarie, a partire dai tantissimi tipi di jamon in bella mostra.

Il Mercato Centrale
Foto di Martina

TIP

Forse non sai che la paella, piatto diffuso in tutta la Spagna, nasce proprio a Valencia. La ricetta originale è a base di pollo e coniglio, ma non ti sarà difficile trovare anche quella di marisco, con crostacei e frutti di mare. Si mangia un po’ ovunque, ma i due indirizzi dove vale davvero la pena ordinarla sono al chiosco fuori al Mercato Centrale e da La Pepica, nel quartiere Marittimo, famoso per aver avuto Hemingway tra i suoi clienti.

La paella valenciana
foto di Martina

Prima di dirigerti verso la Cattedrale, una piccola deviazione ti porterà a scoprire una deliziosa piazzetta rotonda, Plaza Redonda, soprannominata anche El Clot, il buco. Circondata da botteghe di merletti e da locali dove bere una sangria o l’agua de Valencia - drink tipico della città - per terra troverai una citazione dello scrittore Vicente Blasco Ibanez, dal romanzo Riso e tartana, che menziona proprio la piazza. 

La porta in alabastro del palazzo del marchese de Dos Aguas
foto di Martina

Camminando per il centro storico, vedrai tanti bei palazzi dalle facciate antiche, ma uno in particolare colpirà la tua attenzione: è il settecentesco Palacio del Marques de Dos Aguas. Il marchese nel 1740 intraprese la ristrutturazione di questo edificio del XV secolo, rendendolo l’emblema del barocco cittadino. La porta in alabastro è il vero fiore all’occhiello, scolpita con motivi vegetali e antropomorfi che rappresentano i fiumi Turia e Jucar e, al di sopra, la Madonna del Rosario; oggi il palazzo ospita il museo della ceramica.

La Cattedrale
foto di Martina

Plaza de la Reina è la bella scenografia piazza che dà accesso alla Cattedrale, sorta a partire dal 1262 dove, un tempo, si stagliava la Grande Moschea. La facciata principale è un capolavoro del barocco, sebbene le linee originali ancora visibili risalgano al XIV e XV secolo. L’interno ti colpirà per la quantità di luce che entra dalle vetrate in alabastro del tiburio; il retablo dell’alta ed maggiore, imponente, rappresenta la vita di Cristo e della Madonna, dipinto agli inizi del XVI secolo. Subito sulla navata di destra, si trova la Cappella del Santo Graal: dietro l’altare, alcune tra le prime opere del rinascimento spagnolo incorniciano la coppa di agata che, secondo la leggenda, sarebbe il calice che Gesù usò durante l’Ultima Cena. Non ti sarà sfuggita la torre gotica ottagonale accanto alla facciata, El Miguelete; deve il suo nome alla grande campana, battezzata il giorno di San Michele. Salire i 270 scalini, ti farà avere una splendida vista sui tetti di Valencia e sulle sue numerose cupole, decorate da belle tegole verniciate e smaltate (2€).

TIP: se vuoi risparmiare i soldi del biglietto di ingresso alla Cattedrale, aspetta le 18.30: da questo orario, l’ingresso è gratuito!

La Cappella del Santo Graal
foto di Martina

Girando intorno alla Cattedrale, vedrai la Porta degli Apostoli, decorata con sculture gotiche. Una galleria chiusa che attraversa la strada, collega direttamente l’edificio alla basilica di Nuestra Señora de los Desamparados. L’altra porta di accesso alla Cattedrale - erano ben tre! - si trova in calle Palau e risale all’epoca romana. Ti troverai ora in un’altra deliziosa piazza, Plaza de la Virgen, situata dove un tempo sorgeva il foro cittadino; ancora oggi è il cuore nevralgico di Valencia, circondata da bei palazzi e con al centro una pregevole fontana.

TIP

È d’obbligo fare una piccola sosta alla Chocolateria Valor dove si mangia la miglior granita di cioccolata (o cioccolata calda, a seconda della stagione) con churros di tutta la città! Se sei particolarmente assetato, prova la horchata de chufo ma non farti ingannare dal nome: non è la nostra orzata, ma il succo di un tubero di fiume.

Se hai qualche altro giorno a tua disposizione, potrai non solo andare al mare nelle belle spiagge cittadine, ma anche visitare il vicino Parco Naturale dell’Albufera. Ti racconterò tutto in un articolo ad hoc!

CASCIA IN UN GIORNO: COSA VEDERE

Cascia è un grazioso borgo situato nella parte più montuosa dell’Umbria che deve la sua fama al Santuario eretto in nome di Santa Rita, uno dei più importanti centri spirituali della regione, meta di pellegrinaggio da ogni parte d’Italia.

La basilica di Santa Rita
foto di Martina

Fondata in epoca romana, Cascia visse il maggior splendore nel periodo medioevale.

Le sue principali attrattive sono la Basilica Santuario e il Monastero di Santa Rita, centri religiosi di fama mondiale che offrono una significativa occasione di riflessione e preghiera, situati nella parte alta del borgo.

L'interno della basilica
foto di Martina

La basilica è una costruzione moderna, edificata nell’arco di nove anni, dal 1938 al 1947. Ai lati del portale, i due pilastri sono divisi in dieci riquadri che presentano rilievi con gli episodi salienti della vita della santa, vissuta tra il 1381 e il 1457 e santificata nel 1900. Qui vivono ancora le consorelle di Rita, le monache agostiniane di clausura. Il vicino monastero risale al XIII secolo e fu la casa della santa che visse qui gli ultimi quaranta anni della sua vita come suora di clausura. Si può visitare il suo interno a degli orari specifici (solitamente la mattina alle 10 e alle 11.30), mettendosi per tempo in fila.

Se vuoi approfondire la storia di Santa Rita, ti consiglio di visitare il paesino montano di Roccaporena, suo borgo natale che custodisce i ricordi della vita da sposa, da madre e, a seguito del crudele assassinio del marito, da vedova. A soli 5 km da Cascia, qui potrai vedere la casa maritale, diventata attualmente una cappella, lo scoglio della preghiera sul quale meditava, il roseto e l’orto del miracolo, dove durante un gelido inverno del 1457, pochi giorni prima della sua morte, sbocciò una rosa e maturò un fico: un vero e proprio miracolo.

Cacio fuso e tartufo del ristorante Il Grottino
foto di Martina

Cascia è famosa per lo zafferano e la coltivazione del farro, ma anche per il tartufo e per i deliziosi salumi. Il borgo è puntellato da norcinerie dove potrai assaggiare i prodotti caseari e fare un aperitivo con gustosi taglieri. Per assaggiare i tanti piatti della cucina locale, ti consiglio la trattoria il Grottino da Orlando, in pieno centro: la pasta è rigorosamente fatta in casa, condita ad esempio con un ragù bianco dalla lenta cottura, con zafferano e pancetta o alla casciana, con panna, salsiccia e pancetta. Anche la carne alla brace ha il suo perché, soprattutto con una grattata di tartufo nero! Non dimenticarti di prenotare, visto che il locale è sempre pieno.

Cascia è una meta perfetta per una giornata tra arte e buon cibo!

COSA FARE A LECCE IN DUE GIORNI

Una vacanza in Salento non può che iniziare da Lecce, splendida città d’arte tra le meno conosciute della penisola, culla di splendidi capolavori. È il Barocco, tuttavia, a farla da padrone con delle declinazioni talmente uniche e particolari da prendere l’appellativo di barocco leccese.

#UNPÓDISTORIA L’arte barocca si diffuse a partire dal Seicento sotto la dominazione spagnola, creando uno stile unico e fantasioso grazie anche alla pietra locale; un calcare tenero e compatto, estremamente semplice da lavorare con lo scalpellino. La profusione di girali vegetali, volute, piccole figure umane ed animali caratterizza non solo monumenti e chiese ma anche balconi e palazzi.

Iniziamo la scoperta della “signora del Barocco”!

DAY 1

Il punto nevralgico della città è piazza del Duomo. Prima di concentrarci su di esso, è da notare come la piazza sia stata concepita come una sorta di quinta scenografica, il cui fondale è costituito dal Palazzo Arcivescovile e dal Palazzo del Seminario. Quest’ultimo terminato nel 1729 su disegno di Giuseppe Cino, racchiude un magnifico chiostro con un particolare pozzo a baldacchino ornato da foglie, ghirlande e puttini.

Chiostro dell'Antico Seminario
foto Martina

TIP: per visitare i principali monumenti del barocco cittadino esiste un biglietto cumulativo valido per 15 giorni; consente l’ingresso al chiostro dell’Antico Seminario, al Duomo e alle chiese di San Matteo, Santa Chiara e Santa Croce (9€).

Il Duomo e il Campanile
foto Martina

La cattedrale venne innalzata nel 1144 in onore di Maria SS Assunta, per poi essere completamente ricostruita nel 1659 per volere del vescovo Pappacoda. Se ne occupò l’architetto Giuseppe Zimbalo, personalità di spicco del barocco leccese. L’interno, a croce latina, custodisce tanti tesori artistici: il soffitto ligneo, il battistero decorato da statue in cartapesta, l’altare maggiore e la cripta della Vergine della Scala le cui 92 colonne sono una delizia per gli occhi. Il campanile, costruito tra il 1661 e il 1682, svetta sui tetti cittadini con i suoi 72 metri d’altezza, culminanti nella banderuola di Sant’Oronzo.

L'interno del Duomo
foto di Martina

TIP: Si può salire sul campanile grazie all’ascensore UP! che ti permette di avere un’inedita visuale sulla città che, nelle giornate terse, arriva fino alle viste dell’Albania. Il balcone è posto a 43 metri d’altezza e l’ora migliore per godere di tutto questo è sicuramente il tramonto! (ingresso 12€)

Lasciando piazza del Duomo, via Libertini è una delle strade più caratteristiche del centro storico, lungo la quale sono disposte tre chiese tutte realizzate dallo Zimbalo: Santa Teresa, Sant’Anna e San Giovanni Battista. Conclude il percorso Porta Rudiae, chiamata così perché indirizzata verso l’antico abitato di Rudiae; è una delle 4 porte che, anticamente, davano accesso alla città. Da qui si diparte il quartiere Giravolte, testimonianza del passato medievale della città. Il dedalo delle strade e le case a corte richiamano l’Oriente delle medine.

Panorama dal Campanile
foto Martina

TIP: lungo via Libertini si trova l’Antica Pucceria Giannone, il regno della puccia leccese, il tipico pane di grano duro dalla forma rotonda, farcito nei modi più svariati. La tradizione si rinnova inalterata dal 1941 con prodotti di grande qualità per un’esplosione di sapori. Questo è l’unico posto dove poter mangiare la vera puccia!

La puccia dell'Antica Pucceria Giannone
foto Martina

Proseguendo per le strade del centro lastricate in pietra locale, la chiesa di San Matteo con il prospetto concavo-convesso cattura lo sguardo, così come le particolari colonne tortili del sontuoso altare maggiore. A poca distanza, Palazzo Vernazza, gioiello dell’architettura rinascimentale leccese, offre una visita insolita del passato della città. Nei suoi sotterranei, infatti, sono custoditi tesori archeologici come il Santuario di Iside e altre testimonianze del passato romano della città. Potrai vivere tutto questo con una straordinaria esperienza di realtà aumentata: assolutamente consigliata! (ingresso 6/10€)

Interno della chiesa di San Matteo
foto Martina

Se sei fortunato, al calare della sera il centro storico è animato da pianisti che fanno risuonare le loro note tra i vicoli del centro storico che diventano ancor più suggestivi.

DAY 2

Il secondo giorno inizia da un’altra piazza simbolo della città, piazza Sant’Oronzo. Nel 1934 il suo profilo venne ridisegnato a seguito dei primi scavi dell’anfiteatro romano. Si decise di abbattere gli edifici costruiti al di sopra per ampliare il profilo emerso. Si salvarono solo la Loggia del Sedile, di gusto gotico-rinascimentale con le arcate di eco veneziana, e l’adiacente Cappella di San Marco, costruita nel Cinquecento dalla colonia veneta presente a Lecce; anche la colonna dedicata a Sant’Oronzo venne spostata. 

Anfiteatro romano
foto Martina

Scolpita dallo Zimbalo tra il 1666 e il 1686 usando i rocchi di un’antica colonna romana di 29 metri d’altezza; i leccesi l’hanno voluta per ringraziare il santo di averli graziati dalla peste del 1656. Dell’anfiteatro è oggi visibile parte dell’arena e delle gradinate e due corridoi. Databile tra il I e il II secolo d.C., la sua reale estensione misurava 102 x 83 metri e poteva contenere 25.000 spettatori.

TIP: sono iniziati i lavori per la messa in sicurezza dell’anfiteatro e del teatro romano per poterli rendere sempre fruibili. Dall’esterno è possibile anche osservare i resti del teatro, scoperti casualmente nel 1929. La cavea è ricavata in un banco di roccia ed è divisa in sei cunei di dodici gradoni ciascuno.

 

Teatro romano
foto Martina

Proprio in questa piazza si trova uno dei bar storici di Lecce, il bar Alvino: siediti in uno dei tavolini all’aperto per gustare il pasticciotto e il caffè leccese. Il pasticciotto è il dolce tipico, pastafrolla ripiena di crema e, in alcune varianti, amarena, mentre il caffè leccese è un espresso con cubetti di ghiaccio e latte di mandorla, una bevanda molto dissetante!

La vicina chiesa di Santa Chiara è un altro splendido esempio del barocco cittadino. Realizzata nel 1691 da Giuseppe Cino, bellissime decorazioni scandiscono ritmicamente la facciata, mentre i tanti altari cesellano il particolare interno ottagonale.

Caffè leccese in ghiaccio
foto Martina

Ma il vero emblema dell’arte barocca è la basilica di Santa Croce, inaugurata nel 1548 anche se i lavori si conclusero nel 1646, quando lo Zimbalo ne impreziosì il prospetto. Telamoni, puttini, colonne e statue: un tripudio di cesellature che culmina nel rosone. Naturale proseguo della chiesa era l’attiguo convento, oggi sede della Provincia e della Prefettura, sempre opera dello Zimbalo. Si può attraversare il chiostro rinascimentale, rimaneggiato nel Seicento.

Basilica di Santa Croce
foto Martina

Chiude il giro della città la visita del Castello Carlo V, costruito tra il 1539 e il 1549. Il progetto fu affidato all’architetto Gian Giacomo dell’Acaya, ingegnere di corte dell’imperatore Carlo V. Quattro alte cortine murarie sono raccordate ad altrettanti bastioni angolari che proteggevano il nucleo centrale del castello.

E ora..tutti a tavola, ce lo siamo meritati! 

Il ristorante che ti voglio consigliare è Vico dei Sotterranei, proprio dietro il Duomo; è deliziosamente arredato in stile marinaresco, con accenni mediorientali, e propone la cucina tipica pugliese rivisitata in chiave moderna, con grande attenzione alle materie prime del territorio.

Fave e cicoria del Vico dei Sotterranei
foto Martina

Sono sicura che Lecce sarà la metà del vostro prossimo weekend!

IL CIRCO MASSIMO, IL PIÙ GRANDE EDIFICIO PER LO SPETTACOLO DELL’ANTICHITÀ

Il Circo Massimo, uno degli impianti sportivi più impressionanti dell’antichità, è, insieme al Colosseo, uno dei simboli di Roma. E' racchiuso in una valle, la valle Murcia, circondata da tre colli: il Palatino, sede dei palazzi imperiali, l’Aventino, il quartiere delle ville dei ricchi patrizi, e il Celio. Oggi di quella che è stata la più grande struttura per lo sport di tutti i tempi, rimane una vasta area a giardino di 600 metri di lunghezza e 140 metri di larghezza. Chi non ha mai assistito qui ad un concerto, non ha partecipato ad una manifestazione o, semplicemente, non è venuto a farci una passeggiata domenicale? Per i romani è un luogo del cuore!

La vasta area giardino del Circo Massimo
Foto di Martina

Fin dall’età regia, vi si sono svolte manifestazioni pubbliche di ogni genere: cacce con animali esotici, rappresentazioni teatrali, processioni religiose e militari, ma, soprattutto, corse di carri; la popolarità che queste competizioni raggiunse è testimoniata dalla capienza del circo: poteva ospitare più di 300.000 persone. La struttura in muratura vera e propria comparve all’epoca di Giulio Cesare, per essere, poi, più volte modificata e restaurata.

TIP: il Circo Massimo venne devastato molte volte dal fuoco; fu ricostruito quasi integralmente sotto il principato di Traiano, cui appartengono la maggior parte delle strutture attualmente visibili. Tra gli interventi degli imperatori successivi, spettacolare è l’erezione sulla spina del gigantesco obelisco portato a Roma da Costante II nel 357 d.C., ora al Laterano.

La torre della Moletta e l'area archeologica
Foto di Martina
Oggi, i resti ancora visibili, situati vicino alla medievale torre della Moletta, sono finalmente visitabili (info, costi e orari  qui). 
Entrando nell’area archeologica, si ha accesso alle gallerie che, un tempo, conducevano alle gradinate della cavea, e si segue il profilo della strada basolata esterna, sulla quale si affacciavano tabernae, negozi, magazzini e lupanari. Nella parte centrale dell’emiciclo, recenti indagini archeologiche hanno rimesso in luce le basi e importanti frammenti architettonici di uno dei più grandi archi trionfali di Roma, l’Arco di Tito, a lui dedicato in occasione della vittoria giudaica. L’intervento di riqualificazione dell’area ha coinvolto anche la torre della Moletta, del XII secolo, con il restauro della muratura antica e il suo consolidamento statico: una scala interna consente di arrivare fino al piano superiore, dove si apre uno splendido punto panoramico sull’area archeologica, facendo apprezzare in pieno le dimensioni del Circo. 

TIP: il Circo rimase in attività fino ai primi decenni del VI secolo; in seguito fu usato come area agricola, per poi diventare, a partire dall’XIX secolo, sede degli impianti del Gazometro, di magazzini, manifatture, imprese artigianali e abitazioni. Solo agli inizi del Novecento si avviarono i lavori per la passeggiata archeologica.

Le indagini archeologiche condotte nel 2016 hanno arricchito le nostre conoscenze su questo grandioso impianto dell’antichità e i lavori di sistemazione dell’area ne consentono, finalmente, una lettura a 360 gradi.

TIP: con la Circo Maximo Experience, un progetto di realtà virtuale aumentata, potrete vedere la vita nell’antica valle scorrere davanti ai vostri occhi (info qui).


POLIGNANO A MARE: ALLA SCOPERTA DELLA COSTA BARESE

Il tratto di costa dove si trova Polignano a Mare è uno dei più belli di tutta la Puglia. Il mare e il vento hanno creato cavità e grotte selvagge nell’alta scogliera. Qui si apre lo scenario straordinario di Lama Monachile con la sua inconfondibile spiaggia di ciottoli e pietre.

TIP:

Da Bari, Polignano si raggiunge comodamente con il treno in meno di un’ora (2.7€ il costo del biglietto per singola tratta).

Nonostante sia diventata una rinomata meta turistica, il borgo mantiene intatto il suo fascino: case a strapiombo sul promontorio roccioso, logge e terrazze che si aprono verso panorami unici. 

La cittadina è famosa per aver dato i natali a Domenico Modugno, al quale è intitolato il lungomare con la celebre statua che lo raffigura a braccia spalancate. Proprio da qui si ha la visuale più bella sul monumentale ponte a cinque arcate che sovrasta Lama Monachile. Sai perché questa spiaggia si chiama così? Dal nome della “lama” che si apre verso l’entroterra!

La spiaggia di Lama Monachile
foto di Martina

L’accesso al borgo antico avviene da secoli dall’Arco Marchesale, detto anche Porta Grande; in passato faceva parte della cinta muraria cinquecentesca, oggi è inglobato nei palazzi.

Quello che più colpisce è l’attenzione per i dettagli: poesie scritte sui muri, balconi fioriti, decorazioni ceramiche che incorniciano gli usci delle case.

Il cuore del borgo antico è piazza Vittorio Emanuele II. Qui si trova il Palazzo dell’Orologio, che conserva un orologio a funi del XIX secolo ancora funzionante e caricato a mano, e la chiesa matrice di Santa Maria Assunta, più volte rimaneggiata nel XVI secolo.

Dettagli di Polignano a Mare
foto di Martina

Nel seguire il dedalo dei vicoli, ti imbatterai in piccoli slarghi e piazzette dove palazzi storici si alternano a locali e trattorie dall’atmosfera sospesa.

Il belvedere assolutamente imperdibile? Terrazza Santo Stefano, alla fine di via Porto; si erge sui resti di un antico bastione aragonese e regala la vista dal mare più suggestiva su Lama Monachile. Lo sguardo spazia dagli speroni rocciosi del promontorio fino alla spiaggetta, in uno scenario letteralmente incredibile!

Se vuoi continuare il viaggio lungo la costa barese, qui trovi gli articoli su Trani, la perla dell’Adriatico, e su Ostuni, la città bianca.