IL SORPASSO. QUANDO L’ITALIA SI MISE A CORRERE, 1946-1961

Il cinquecentesco palazzo Braschi, affacciato sulla splendida piazza Navona, nel cuore di Roma, ospita la mostra “Il Sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961”. Una mostra fotografica importante perché affronta 15 anni convulsi, in bilico tra la necessità di una rapida ricostruzione post bellica e la volontà da parte dell’Italia di conquistarsi un posto tra le potenze industriali, recuperando sul piano civile e culturale quello che il Ventennio fascista aveva spazzato via. I curatori, Enrico Menduini e Gabriele D’Autilia, hanno voluto far respirare la vitalità e le difficoltà di quel periodo attraverso 160 fotografie, provenienti dagli archivi storici dell’Istituto Luce, scattate da fotografi affermati o da anonimi fotografi di agenzia: una pluralità di sguardi, nazionali e internazionali, testimone degli eventi. 
L’Italia, infatti, grazie al cinema neorealista e all’importanza degli Studi di Cinecittà, era diventata una meta attivamente visitata dai grandi fotografi stranieri, considerata la Hollywood sul Tevere. Ecco che le istantanee impresse da anonimi “lavoratori dell’immagine” dell’epoca sono accostate a quelle di grandi nomi, come Gianni Berengo Gardin, Cecilia Mangini, Fulvio Roiter, Peli Merisio, Italo Insolera, William Klein e Gordon Parks.

Una delle sezioni in cui è articolata la mostra
Foto di Martina

Molteplici e diversi gli aspetti che le dieci sezioni in cui la mostra è suddivisa affrontano, con un doppio sguardo che affianca alla visione ottimistica della ricostruzione del paese, avviato al boom economico, quello critico dei fotografi indipendenti, che ne osservano le contraddizioni irrisolte e taciute.
Con il 1945 e la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia cerca di ripartire e rinascere come una fenice dalle sue ceneri. La riedificazione è molto rapida, la natalità aumenta in modo esponenziale, il PIL cresce e, nel 1950, il reddito ritorna ai livelli del periodo anteguerra. Ma non mancano le difficoltà: nonostante gli aiuti provenienti dal Piano Marshall, si fa fatica a reperire cibo e a dare alloggi e case ai sopravvissuti e agli orfani. Gli italiani si stringono attorno a passioni comuni, prima fra tutte il ciclismo che, con il Giro d’Italia, tocca ogni città e paese della penisola, celebrano lieti eventi, come il ritorno di Trieste all’Italia, nel 1954; la nascita della televisione segna un altro punto di unione: ci si incontra nei salotti o davanti alle vetrine dei negozi di elettrodomestici per trascorrere momenti di spensieratezza.

L'abbraccio tra il vincitore di Lascia o Raddoppia
e la figlia Giovanna, 1956.

Foto di Martina

Ma c’è anche qualcosa che divide gli Italiani: la politica. Sono all’ordine del giorno gli scontri tra i democristiani al governo e socialisti e comunisti all’opposizione; i sindacati intervengono sul campo lavorativo, creando estenuanti conflitti tra operai e datori di lavori, i cosiddetti “padroni”.
Gli anni Cinquanta si confrontano con un paese profondamente diviso tra nord e sud, e vedono aumentare il fenomeno dell’emigrazione giovanile, non solo oltreoceano ma anche dalle campagne in città: è necessario creare nuovi alloggi, nuove case, nuovi quartieri e nuove strade, servizi, verde pubblico. La crescita è sfrenata e il lavoro nei cantieri frenetico: il bel Paese cambia volto ma con progetti al limite della speculazione, l’altra faccia della corsa alla modernità. Il benessere è annunciato ma non ancora per tutti: solo una ristretta élite si può permettere la televisione, il frigorifero, un automobile per le gite domenicali e per le vacanze, ma il boom economico è iniziato ed è inarrestabile.

Le fotografie qui in mostra, le videoinstallazioni e le musiche di sottofondo nelle sale rappresentano tutto ciò, danno vita ai quindici anni che furono cruciali per formare il nuovo carattere degli Italiani, basato non più solo sulla buona volontà e sulla capacità di arrangiarsi. È in questo momento che nasce il gusto raffinato degli Italiani, l’amore per l’eccellenza e la qualità, la creatività e l’originalità, peculiarità che ancora oggi ci fanno competere a livello internazionale. Nella furia del ricostruire e dello sviluppo, l’Italia è diventata una potenza industriale medio-grande, che, tuttavia, nasconde e lascia in ombra storture ed antiche carenze che, in alcuni casi, sopravvivono ancora oggi. “Il Sorpasso” non è solo un film, ma l’idea di un paese che vuole spingere sull’acceleratore, che da nazione sconfitta e devastata si vuole imporre in tutto il mondo, esportando tecnologie, innovazione, alta moda e spettacolo.


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