Matera, la città scavata nella pietra

La città di pietra, dichiarata nel 1993 Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, vanta un tessuto urbano unico nel mondo. Mel Gibson ne è rimasto talmente ammaliato, da sceglierla come set per il suo film La Passione di Cristo.
Potevo non visitarla?! Ovviamente no! Ecco che prende vita un week end alla scoperta dei famosi Sassi.

La prima difficoltà che ho incontrato è stata come raggiungerla: ho optato per la macchina, visto che la città non ha (udite udite!) una stazione ferroviaria (da poco Italo raggiunge Matera grazie ad una combinazione treno+autobus). Da Roma, in poco meno di cinque ore, arrivo a destinazione. Lascio la macchina in una zona abbastanza centrale (la riprenderò tra due giorni!) e vicina al Sasso Barisano, dove si trova il mio albergo (senza parcheggio).

Sasso Barisano
Foto di L. Frabotta



Inizio a guardarmi intorno, circondata da loggette, campanili, scalinate, ma i morsi della fame vincono!A due passi da piazza Vittorio Veneto, proprio all'inizio del Sasso Barisano, il ristorante Il terrazino mi conquista: assaggio le specialità lucane (pasta al tegamino e baccalà con peperoni cruschi) con vista sulla cattedrale, in un ambiente rustico e accogliente. Il locale è ospitato in una cantina del Seicento: i proprietari saranno ben lieti di farvi fare un giro nella parte allestita per ripercorrere i momenti della vita quotidiana della civiltà contadina materana. 
Adesso posso godermi appieno il pomeriggio!

Piazza Vittorio Veneto è il fulcro del Piano, il quartiere realizzato tra il XVII e il XVIII secolo per rispondere al boom demografico. La piazza era proprio lo spartiacque tra la civiltà contadina, che abitava nei sassi, e la borghesia che risiedeva nella parte "al piano". Qui prospettano importanti edifici pubblici: il settecentesco complesso dell'Annunziata, che oggi ospita la Biblioteca provinciale ma che fino al 1860 era un monastero, e la Prefettura, anch'essa ex convento. Accanto si trova la chiesa di San Domenico, caratterizzata da una semplice facciata in stile Romanico con archetti pensili. Il rosone centrale è incorniciato da statue, rappresentanti un telamone, due diaconi e l'Arcangelo Michele. Altra chiesa è quella della Mater Domini, del XVII secolo, appartenuta ai Cavalieri di Malta. Caratteristici sono il campanile a vela e il prospetto in tufo. 

Nel mezzo della piazza, vi è l'accesso ad un percorso sotterraneo. Scendo per visitare il Palombaro Lungo. Questa struttura ipogea si estende al di sotto della piazza e fa parte, insieme alla chiesa rupestre di Santo Spirito, del complesso degli ipogei di piazza Vittorio Veneto. È la più grande cisterna della città, alta 15 metri e con la capacità di contenere 5 milioni di litri d'acqua. Venne costruita nel XIX secolo per raccogliere le acque piovane e quelle che provenivano dai colli circostanti, garantendo l'approvvigionamento idrico alle case del quartiere Piano. Il Palombaro è scavato nel tufo e le pareti sono ricoperte di uno speciale intonaco che le rende impermeabili. Riscoperto nel 1991, faceva parte di un più articolato sistema di raccolta delle acque, che si diramava al di sotto dei Sassi. 


Via Fiorentini, Sasso Barisano
Foto di L. Frabotta


Mi addentro nel Sasso Barisano, seguendo via Fiorentini, con dei bei palazzi del XVII e XVIII secolo.

I SASSI: con questo termine si intendono le antiche abitazioni della città, scavate nella tenera roccia calcarenitica, e che, da secoli, rappresentano l'agglomerato urbano di Matera. 
Negli anni '50 del 900, i sassi giunsero agli onori della cronaca: gli abitanti delle grotte erano aumentati in modo esponenziale, tanto da arrivare al collasso demografico, la pastorizia aveva subito un tracollo, in molti casi uomini e animali convivevano nello stesso ambiente, in condizioni igieniche precarie e senza acqua corrente. Nel 1952, De Gasperi firmó la prima Legge Speciale che decretava lo spopolamento dei Sassi, misura necessaria per evitare il diffondersi di epidemie per la mancanza di una rete fognaria adeguata.

Incontro un luogo singolare, "C'era una volta": è un'antica Casa Grotta che mostra, con arredi e sculture, la vita tra le mura domestiche della civiltà materana, fino agli anni '50. A poca distanza, il laboratorio dell'artigiano Eustachio Rizzi espone la grande miniatura dei Sassi, una riproduzione in tufo fedelissima dei sassi di Matera di 12 mq, dal peso di 35 quintali.

All'incrocio con via D'Addozio, poso lo sguardo sul Palazzetto del Casale, dall'elegante loggiato, e sulla Torre Metellana, residuo della cinta fortificata. Una breve salita conduce alla chiesa di San Pietro Barisano, edificio di culto medievale scavato quasi in toto nella pietra. La facciata curvilinea e il campanile sono aggiunte settecentesche. Mi dirigo al piazzale della chiesa di Sant'Agostino, da cui si gode di una spettacolare vista sul Sasso e sulla Civita. 



Via D'Addozio, Sasso Barisano
Foto di L. Frabotta


È ora di andare in albergo: Ai Terrazzini è una struttura scavata nella pietra, nel cuore del Sasso Barisano, arredata in stile
 tradizionale e con vista sulla Cattedrale. Sono molto soddisfatta della mia scelta: su Booking l'hotel era anche a prezzo scontato, un super affare (75€ a notte). 
Per cena, mi faccio consigliare dalla proprietaria: proprio a due passi dall'albergo, la pizzeria Oi marì unisce la cucina napoletana con la tradizione lucana. Il locale è ricavato in un ambiente rupestre, esempio di adattamento delle strutture ipogee alle nuove esigenze.
Atmosfera sospesa nel tempo, formaggi e salumi tipici deliziosi, pizza ottima: esperienza davvero suggestiva...ma lo sarà ancora di più dormire in un sasso!

DAY 2

Sveglia, colazione e sono pronta per continuare a passeggiare tra i vicoli di Matera. Stamattina mi dirigo al Duomo, che sorge sul colle della Civita. Edificato tra il 1268 e il 1270, risponde ai canoni del Romanico pugliese: lo si nota nella facciata, tripartita, e nel profilo a capanna. Il rosone, a sedici raggi, è sorretto da tre figure ed è sormontato dall'Arcangelo Michele. Il campanile, alto 52 m, è originario del XIII secolo. Lo sfarzo barocco dell'interno, contrasta con le semplici linee esterne.


Ingresso di una casa-grotta
Foto di Martina







Imbocco via delle Beccherie, antica zona di botteghe, e arrivo in piazza del Sedile, del XVI secolo, antica sede delle riunioni popolari. Palazzo del Sedile, oggi sede del Conservatorio, è sormontato da due campaniletti con orologio. A pochi passi, piazza San Francesco è dominata dall'omonima chiesa dalle linee tardobarocche ma fondata nel 1248. Più particolare è la facciata alta e convessa della chiesa del Purgatorio: scheletri e teschi grotteschi nel timpano ricordano l'ineluttabilitá della fine.
Poco oltre, su via Ridola, si staglia Palazzo Lanfranchi, riconoscibile per la caratteristica facciata asimmetrica, ritmata da arcate, che ingloba, da un lato, la chiesa del Carmine e dall'altro, un ex seminario. 


Chiesa di San Pietro Caveoso e della Madonna dell'Idris, Sasso Caveoso
Foto di L. Frabotta


Inizio a percorrere la strada panoramica dei Sassi che scende nel Sasso Caveoso, dall'aspetto più primitivo di quello Barisano. La chiesa rupestre della Madonna dell'Idris è quasi completamente scavata nella roccia del monte Errone, da cui si gode della vista dell'intera città. All'interno, un piccolo corridoio porta ad un'altra chiesa rupestre comunicante, quella di San Giovanni Monterrone, con affreschi risalenti al XII secolo. 

Altra chiesa spettacolare per la posizione in cui è costruita, a strapiombo sulla gravina, è quella dedicata a San Pietro Caveoso, della metà del XVII secolo. La semplice facciata tripartita è impreziosita dal campanile con copertura piramidale. 
Ogni angolo, ogni vicolo, ogni portone di questo centro storico fuori dall'ordinario, merita di rimanere impresso nella mente del visitatore. 

Proseguendo sulla strada panoramica, mi incammino per andare a riprendere la macchina: nel pomeriggio voglio andare a visitare le famose Tavole Palatine.

Tavole Palatine
Foto di L. Frabotta


Un panino con salumi e formaggi, un buon caffè e si va: località Bernalda, sulla SS 106 Joinica. In meno di un'ora, raggiungo il sito archeologico ad ingresso libero. Le 15 colonne, disposte su due file, che si stagliano di fronte ai miei occhi sono i resti di un tempio dorico di fine VI secolo a.C., probabilmente dedicato ad Hera. Il nome deriva, forse, dal ricordo delle lotte dei paladini di Francia contro gli Arabi, ma era ritenuto anche la sede della Scuola di Pitagora. 




Colonne doriche Tavole Palatine
Foto di l. Frabota


Ho scelto il momento della giornata più suggestivo per apprezzarne al meglio la forza evocativa: il tramonto. 
Con il sole che scompare alle spalle delle colonne doriche, rientro a Matera: un'altra cena, un'altra passeggiata notturna tra i sassi illuminati prima di tornare alla quotidianità romana.

2 commenti:

  1. Bellissimo reportage. Peccato aver visitato Matera prima e senza una guida come te!

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    1. Mi sarebbe piaciuto andare alla scoperta di questa meravigliosa città in vostra compagnia!

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