NAPOLEONE E IL MITO DI ROMA

La mostra ai Mercati di Traiano in occasione del bicentenario dalla morte di Napoleone 

 

Il 5 Maggio 2021 ricorrerà il bicentenario della morte di uno dei più importanti protagonisti della storia: Napoleone Bonaparte.


La mostra ai Mercati di Traiano, curata da  Parisi Presicce, Massimiliano Munzi, Simone Pastor e Nicoletta Bernacchio, racconta un aspetto importante della vita del condottiero poco approfondito: l’amore per l’antichità e il mito di Roma, città sempre presa a modello da Napoleone ma in cui non vi mise mai piede. 

La Francia, nella sua visione politica, era l’erede diretta dell’Impero Romano e, per questo motivo, il linguaggio propagandistico adottato non poteva che essere ispirato all’antico.

L’influenza che la memoria della classicità ebbe sull’imperatore, risale alla sua formazione alla Scuola Militare di Brienne-le-Château, dove i condottieri del passato erano proposti come modelli da emulare. È per questo che Napoleone, appena incoronato imperatore, decise di farsi esplicitamente ritrarre nelle vesti di Alessandro Magno, Annibale e Giulio Cesare. 


Allestimento della mostra
Foto di Martina

#UNPÓDISTORIA


Dal 1809 al 1814 Roma venne annessa all’impero francese, diventando seconda solo a Parigi per volontà dello stesso Bonaparte. È così che iniziò un periodo di grande rinnovamento urbano attraverso diversi cantieri, di cui il più importante era quello relativo alla sistemazione dell’area a sud della Colonna Traiana, scavo che portò alla scoperta della Basilica Ulpia e delle statue dei Daci. L’idea di Napoleone era quella di affiancare alle rovine del passato la bellezza dei giardini e, per questo, affidò a Valadier il progetto visionario che, purtroppo, si interruppe bruscamente, per poi essere completato nel 1815 da Papa Pio VII.

 

La scelta della cornice dei Mercati di Traiano per la mostra non è, quindi, casuale: l’area archeologica dei Fori Imperiali nacque proprio con il Governo Napoleonico, gettando le basi per la scoperta dei successivi settori.


Cento opere tra sculture, dipinti, gemme, stampe e medaglie provenienti dalle Collezioni Capitoline e da importanti musei italiani e internazionali, accompagnano il visitatore alla scoperta del legame con la classicità che permea ogni aspetto del governo napoleonico e della nuova era da lui inaugurata. La classicità diventa uno stile di vita, dagli abiti impero all’urbanistica, dai codici di comportamento alla moda, la romanità penetra e permea ogni aspetto amministrativo e della quotidianità. 

Ecco che l’aquila diventa il nuovo vessillo del reggimento napoleonico, la corona di alloro cinge il capo del neo-eletto imperatore nel ritratto ufficiale di Francois Gérard, dipinto nel 1805, e la Colonna di Traiano diventa il modello per la colonna di Place Vendome, eretta per celebrare la vittoria di Austerliz che garantì a Napoleone il dominio sull’Europa.


"Napoleone I imperatore", Francois Gerard

Il percorso espositivo è diviso in tre macrosezioni. La prima, dopo una breve introduzione sul Neoclassicismo, è dedicata al rapporto tra il generale francese e il mondo classico, seguendo passo passo la sua biografia. La seconda è incentrata sul rapporto di Napoleone con l’Italia e con Roma. L’ultima macrosezione approfondisce alcuni aspetti relativi alla ripresa dei modelli antichi nella politica napoleonica.

 

Napoleone non venne mai a Roma, ma la città si preparò a diventare nuova capitale del neo Impero Francese con numerosi cantieri di abbellimento e ammodernamento. Le arti e la ricerca antiquaria vissero un periodo aureo; il mito di Roma nutrì Napoleone a tal punto da vivificarlo.

 

Vi voglio lasciare con un simpatico aneddoto, più probabilmente una leggenda, che ha come protagonisti Antonio Canova e lo stesso imperatore, la quale ha ispirato la vincente installazione di un giardino napoleonico al centro della Grande Aula dei Mercati Traianei. Si dice che Canova, arrivato a Parigi per eseguire il ritratto di Napoleone, alla richiesta se a Roma si piantassero alberi per abbellire le vie, avrebbe risposto che a Roma si piantavano obelischi!

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