LA MACCHINA DI SANTA ROSA

La città di Viterbo nutre un legame fortissimo con la sua patrona, Santa Rosa, morta nel 1251 ad appena diciotto anni. Una torre alta 28 metri, di cinquanta quintali di peso, con struttura interna in acciaio ed alluminio, illuminata da centinaia di luci a fiamma viva e artificiale, viene portata a spalla da più di cento uomini, lungo un difficile percorso di circa un chilometro: questa è la Macchina dedicata alla “Santa Bambina”, questo è l’omaggio che i viterbesi le riservano, da oltre settecentocinquant’anni, la notte del 3 Settembre di ogni anno.

Porta Romana, coronata dalla statua di Santa Rosa
Foto di Martina
TIP: Rosa nacque nel 1233 in una famiglia di umili origini, che le insegnò l’amore e il rispetto di Dio, seguendo le esortazioni dei primi francescani. Le sono attribuiti numerosi eventi prodigiosi, come quello del pane trasformato in rose o della brocca risanata. Viterbo era, però, attraversata da venti eretici e Rosa, instancabilmente, percorreva le vie della città pregando e cantando le lodi del Signore e della Vergine Maria, riuscendo a redimere gli abitanti. Morta nel 1251, venne sepolta nel cimitero della chiesa di Santa Maria in Poggio, per essere, poi, riesumata a seguito del processo di canonizzazione e venire sepolta all’interno della chiesa. A distanza di sei anni, il papa Alessandro IV ne ordinò una nuova traslazione e il corpo fu trovato miracolosamente intatto.

Il trasporto della Macchina di Santa Rosa è un atto commemorativo che si ripete dal lontano 4 settembre del 1258, quando papa Alessandro VI decise la solenne traslazione del corpo, ancora intatto della Santa, dal modesto cimitero della chiesa di Santa Maria del Poggio, al Monastero delle Clarisse. Secondo le fonti storiche, i primi riferimenti alla Macchina vera e propria si hanno nel XVII secolo, quando si pose la statua della Santa al di sopra di un baldacchino, trasportato a spalla o su carri trainati da buoi; la struttura venne via via dotata di un’illuminazione ad hoc e assunse sempre di più forme verticali e grandiose, spesso in stile barocco, a forma di ciborio o di guglia. 
La Macchina di Santa Rosa
Foto di Arianna


Attualmente, la struttura viene cambiata ogni 5 anni su concorso dell’amministrazione comunale. Il trasporto della Macchina viene effettuato a spalla da cento uomini robusti, chiamati “facchini”, nel loro caratteristico abbigliamento bianco con fascia rossa.

TIP: il percorso parte da piazza San Sisto e giunge al Santuario, con cinque fermate intermedie, che servono per modulare la formazione dei facchini, in base alla larghezza delle strade e dei dislivelli del tragitto, ma anche per concentrare le loro forze nell’ultimo tratto della processione, fatto in salita e di corsa. Ecco perché, poco prima che il trasporto abbia inizio, ricevono dal vescovo la benedizione “in articulo mortis”, quasi un’estrema unzione, poiché rappresenta un momento molto pericoloso per la loro vita.
 
La targa che attesta il Trasporto della Macchina di Santa Rosa
come Patrimonio Immateriale dell'Umanita'
Foto di Martina
La processione si divide in due momenti distinti: il pomeriggio del 2 settembre si tiene la sfilata del Corteo Storico con la reliquia del cuore della Santa portato in processione, e la sera del 3 settembre, in cui avviene il Trasporto della Macchina di Santa Rosa. Il 4 settembre si tiene, poi, per tutte le vie della città, la tradizionale fiera, evento conclusivo della festa.

TIP: il Museo del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, istituito nel 1994, diffonde la conoscenza del trasporto della Macchina, del ruolo dei Facchini e celebra la figura della Santa.

Questo avvenimento, unico al mondo, dal 2013 è Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Il riconoscimento è stato assegnato alla Rete delle grandi Macchine a Spalla italiane (insieme con i Gigli di Nola, la Varia di Palmi e i Candelieri di Sassari).


Suggestione, emozione e fede si intrecciano in una notte di spettacolo che testimonia la grandissima devozione dei viterbesi per la loro Santa Patrona.

TIP: Se volete approfondire la vita di Santa Rosa, non perdete la visita alla casa dove visse; nell'omonima chiesa (dove ferma il trasporto della Macchina), invece, potrete rendere omaggio al suo corpo, ancora intatto.

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