ABBAZIA DELLE TRE FONTANE: UN’OASI NEL CAOS ROMANO

Avete voglia di un po’ di pace, di staccare dal caos cittadino? L’abbazia delle Tre Fontane vi regalerà silenzio e momenti di quiete, in una cornice ricca di storia.

La chiesa abbaziale dei Ss, Vincenzo e Anastasio
Foto di Martina
Il complesso abbaziale, sorto in località “ad aquas salvias”, presso l’odierna via Laurentina, deve il suo nome alla legenda tramandata dal V secolo, secondo la quale l’apostolo Paolo fu decapitato qui e la sua testa, rimbalzando tre volte, fece scaturire altrettante fonti. Nel 1868 i frati trappisti bonificarono la zona piantando un bosco di eucalipti e dettero nuova vita al monastero cistercense, alla chiesa abbaziale dei Ss. Vincenzo e Anastasio e a quelle tardo-cinquecentesche di S. Maria Scala Coeli e di San Paolo.


TIP: l’orario di apertura del complesso è molto lungo, ma gli orari di visita delle chiese variano, quindi date un occhiata qui per non rischiare!

Una volta lasciata la macchina nell’ampio parcheggio (raggiungere l’Abbazia con i mezzi pubblici è un po’ scomodo!), si attraversa il cosiddetto arco di Carlo Magno, dell’VIII/IX secolo, e avrete accesso al complesso. La prima sensazione che si prova una volta entrati è serenità: l’unico rumore che sentirete sarà quello dei vostri passi. In fondo al piazzale si apre la semplice facciata in cotto, preceduta da un portico, della chiesa dei Ss. Vincenzo e Anastasio, fondata da Onorio I nel 625 per accogliere le reliquie di S. Anastasio e, successivamente, quelle di San Vincenzo; venne ricostruita insieme al monastero dai Cistercensi e completata nel 1221 da Onorio III. L’interno, suddiviso in tre navate, rispecchia l’austera monumentalitá tipica della prima architettura cistercense. 

Interno della chiesa abbaziale
Foto di Martina

Lo splendido chiostro risalente al XIV secolo qui racchiuso, è il più antico cistercense superstite a Roma. Il chiostro era uno spazio quadrato o rettangolare con un giardino al centro, luogo di passaggio ma anche di meditazione; le quattro gallerie che corrono attorno, infatti, offrivano non solo un accesso coperto ai diversi edifici che si aprivano su di esse, ma rappresentavano il luogo dove il monaco leggeva la Bibbia, avvicinandosi a Dio.


Sulla destra dell’abbazia si staglia la chiesa di Santa Maria Scala Coeli, eretta da Giacomo Della Porta alla fine del Cinquecento per il cardinale Alessandro Farnese. Il luogo prescelto è quello dove, secondo la tradizione, San Zenone avrebbe subito il martirio sotto l’imperatore Diocleziano, insieme ai suoi 10203 compagni. Degna di nota è la cripta, sul cui retro due piccoli ambienti sarebbero, probabilmente, il sepolcro dei martiri. 

Cripta della chiesa di Santa Maria Scala Coeli
Foto di Martina
In fondo al viale che si apre, superate le due chiese, se ne trova un’altra, dedicata a San Paolo, eretta intorno al V secolo sul luogo dove l’apostolo subì il martirio. Ricostruita alla fine del Cinquecento, al suo interno una grata protegge la colonna a cui sarebbe stato legato San Paolo durante il suo supplizio.

Una volta terminata la visita è d’obbligo entrare nel negozio monastico, comprare una birra prodotta dai frati trappisti e concludere nel migliore dei modi il tour. I monaci, infatti, all’interno della clausura si dedicano interamente al culto di Dio, ancora secondo la Regola di san Benedetto, prestando alla Divina Maestà un servizio umile e nobile, nella solitudine e nel silenzio e in preghiera continua: ecco come nascono l’olio, il miele, la gelatina di birra e le birre grazie alla cui vendita i monaci si autosostentano.


Detto questo, buona visita e..cheers!

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