ISTANBUL, SEI GIORNI TRA ORIENTE ED OCCIDENTE

Nata per essere la nuova Roma ai tempi dell’imperatore Costantino, Istanbul è il punto di incontro tra Occidente ed Oriente, tra Asia ed Europa; adagiata sulle sponde del Bosforo, il canale che collega il Mar Nero al Mar di Marmara, racchiude un centro storico che è un gioiello, dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanitá. Un viaggio in questa città è un’esperienza unica, un ricordo che vi accompagnerà per sempre: quando ripenserete alle sue luci riflesse sul Bosforo, agli odori speziati per le strade, alle sagome dei minareti, non potrete far altro che sorridere!

Il Bosforo
Foto di L. Frabotta
Ma veniamo all’organizzazione del viaggio. Per il volo affidatevi a volagratis e troverete quello giusto per le vostre tasche; per l’albergo, Booking offre una vastissima scelta di strutture: io ho prenotato l’Albatros Hotel, nel cuore del Sultanahmet, il centro storico; la posizione è perfetta, le camere ispirate allo stile ottomano sono spaziose e confortevoli, la colazione vi lascerà molto soddisfatti.

Ho amato e amo questa città, tant’è vero che ci ho trascorso ben sei giorni, tempo necessario per poterla capire, digerire ed apprezzare. Ma ora, veniamo a noi!

DAY 1

Il primo approccio lo avrete nel tragitto dall’aeroporto al centro, in cui vi renderete conto di quante persone vivono a Istanbul e di quanto traffico ci sia: non spaventatevi!

TIP, DALL’AEROPORTO ATATÜRK AL CENTRO: il modo più economico per arrivare in centro è la metropolitana; la stazione si trova proprio all’interno dell’aeroporto e i biglietti si acquistano alle biglietterie automatiche (solo in lire turche). La linea è la M1 rossa: a seconda di dove abbiate prenotato l’albergo, potrete proseguire o sulla M2 (linea verde) o prendere il tram.

Dopo il check-in, sono pronta per una passeggiata alla scoperta del Sultanahmet, che coincide con il cuore pulsante dell’antica Costantinopoli. L’Ippodromo, ai tempi dell’Impero Romano, era il luogo dove si svolgevano le assemblee cittadine: oggi questo ampio spazio è una delle piazze più frequentate di Istanbul, chiamata anche “piazza dei cavalli”; affascina per la presenza della colonna serpentina, formata da tre serpenti intrecciati, dell’obelisco di Teodosio, risalente al 1540 a.C. e giunto qui nel IV sec. d.C., e della fontana dell’imperatore Guglielmo, risalente al Novecento e donata dal Kaiser ad Abdulhamit II. L’altra piazza simbolo del quartiere è piazza Sultanahmet, decorata da giardini ben curati e da una fontana con splendidi giochi d’acqua: alle estremità di questa si stagliano le due moschee più belle e famose di Istanbul: Santa Sofia e la Moschea Blu

La Moschea Blu
Foto di L. Frabotta
Ho ancora un po’ di tempo per poterne visitare una e opto per la Moschea Blu, che prende il nome dalle piastrelle di maiolica verde-blu che la decorano.

TIP: per entrare in moschea, le donne devono avere il capo e le spalle coperte, non sono ammessi pantaloncini corti. Ricordate di portarvi un paio di calzini di riserva, visto che dovrete lasciare le scarpe all’ingresso.

I sei minareti del suo profilo, la rendono seconda solo alla Moschea della Mecca che ne ha sette. Una volta entrati, ciò che colpisce è la maestosità della struttura, l’eleganza delle decorazioni e la sua luminosità: ne rimarrete estasiati!
Passeggiando in cerca di un bel posticino per cenare, scopro il Mesale Restaurant & Cafe: la location è pazzesca, una terrazza che da sulla Moschea Blu (per quanto è vicina, sembra quasi di toccarla!), sulla quale accomodarsi e rilassarsi, cenando con ottimi piatti tradizionali mentre si osserva la luce della luna che si riflette sui minareti..L’atmosfera è stata talmente coinvolgente che ho cenato sempre qui, assistendo una sera anche ad uno spettacolo di dervisci: fantastico!

DAY 2

Il sole splende alto sulla città e non vedo l’ora di scoprirne le meraviglie. Prima tappa è la Küçük Ayasofya Camii, la moschea detta piccola Santa Sofia, eretta nel VI secolo come chiesa bizantina, dedicata ai Santi Sergio e Bacco, e trasformata in moschea nel XVI secolo. Il sobrio esterno in mattoni cela un incredibile interno, a pianta ottagonale, caratterizzato da nicchie semicircolari e colonne ornate da capitelli bizantini. Ora non resta che dirigermi verso Santa Sofia, moschea il cui impianto iniziale di chiesa si dice sia stato ispirato proprio dall’ex basilica dei Santi Sergio e Bacco.

 
Interno di Santa Sofia
Foto di L. Frabotta
Per quasi mille anni Aya Sofya è stata la costruzione più grande al mondo, sorta sull’antica acropoli nel XVI secolo. Dedicata alla Divina Sapienza, la chiesa che vediamo oggi è la terza eretta nel medesimo sito. Commissionata da Giustiniano dopo la distruzione dell’edificio precedente, fu a lungo un simbolo della potenza e del prestigio dell’Impero bizantino, anche dopo la sua caduta. Entrando in quello che oggi è un museo (ingresso a pagamento), si capisce il perché: la cupola di 30 metri volteggia in uno spazio apparentemente vuoto, una soluzione strutturale che non ha eguali. Ciò che vi colpirà è la fioca illuminazione, che conferisce, tuttavia, un maggiore misticismo; rimarrete colpiti dai grandi medaglioni lignei con i nomi sacri all’Islam, che ricordano il periodo in cui l’edificio venne trasformato in moschea, e dai mosaici bizantini che risalgono al VI, al IX e al XII secolo. 
Appena uscita, noto un edificio a doppia cupola, l’Hammam di Roxelana, risalente al 1556, costruito per sostituire il precedente stabilimento termale bizantino. Il mio giro odierno del Sultanahmet si conclude con la cosiddetta Cisterna-Basilica, Yerebatan Sarniçi, un luogo magico ed evocativo, un vero e proprio palazzo sommerso, un tempo parte del sistema di scorte d’acqua della città (ingresso a pagamento). 


Cisterna-Basilica
Foto di L. Frabotta
Oggi, la cisterna è splendidamente illuminata: lunga 140 m e larga 70, conteneva 80.000 mc d’acqua; l’ambiente è suddiviso da 336 colonne con capitelli corinzi che sorreggono piccole volte di mattoni.

Non resta che riposarmi bevendo un buon caffè turco (e a chi piace, fumando il narghilè) in un bar tradizionale che è una vera e propria esperienza culturale, Erenler Hookah; comodamente seduta su divanetti, in una fresca corte interna, mi rilasso pensando all’itinerario che mi aspetta l’indomani.

DAY 3

Oggi entrerò in quella che è stata la dimora dei Sultani fino al 1853, Palazzo Topkapi; costruito tra il 1459 e il 1465, il palazzo consiste in un insieme di edifici posti attorno ad una serie di cortili e piacevoli giardini (ingresso a pagamento). La prima corte ospita la chiesa di Santa Irene, la chiesa della Pace Divina, una delle più antiche della città. La seconda corte presenta cipressi, platani, cespugli e prati all’inglese. Da qui si accede all’harem (bisogna fare un altro biglietto!), un magnifico insieme di oltre 400 stanze che ospitavano il Sultano e il seguito di mogli, odalische e bambini. 


Interno Palazzo Topkapi
Foto di L. Frabotta
Si esce nella terza corte, passando per la “Porta della Felicità”, caratterizzata dalla Sala del Tesoro e dalle stanze delle reliquie del Profeta, portate ad Istanbul dopo la conquista dell’Egitto nel 1517. La quarta corte è formata da diversi giardini, ornati da padiglioni, disposti intorno ad una grande terrazza marmorea. Il padiglione di Baghdad, un edificio a pianta cruciforme, è l’unico aperto al pubblico, ricoperto da piastrelle smaltate in cui predominano il blu, il turchese e il bianco. L’edificio da cui si gode la miglior vista è Mecidiye Köskü, una terrazza-giardino dalla quale si ammira lo skyline della costa asiatica del Bosforo. Il Topkapi per la posizione dominante sul Corno d’Oro, per la raffinatezza dei suoi ambienti e per la bellezza delle decorazioni, è un luogo che va gustato con lentezza: non affrettatevi per i suoi giardini, ma riempitevene gli occhi!

Una volta uscita, con una piacevole passeggiata, arrivo nel quartiere Eminönü, affacciato sul mare. Il complesso di maggior interesse è la Yeni Cami, la moschea nuova, ultima delle moschee imperiali ad essere eretta, cui è annesso il bazar delle spezie, Misir Carsisi, per secoli punto di riferimento in città per l’acquisto di spezie.


Il Bazar delle Spezie
Foto di L. Frabotta
L’ora del tramonto è la migliore per un’escursione sul Bosforo e non me lo faccio ripetere due volte! Dall’acqua, ammiro il suggestivo profilo di entrambe le sponde della città, navigando in uno dei porti naturali più belli del mondo, il Corno d’oro. Tante sono le compagnie che organizzano queste gite: non vi resta che scegliere quella che fa il giro più interessante.

DAY 4

Inizio la giornata con la visita di quello che è considerato il capolavoro dell’architettura turca: il complesso della Süleymaniye Camii, la moschea dedicata a Solimano il Magnifico. L’ingresso vero e proprio è preceduto da una corte rettangolare con portico e quattro minareti; la cupola, alta 53 metri, dá una sensazione di luce e armoniosità; le duecento finestre creano all’interno un’atmosfera soffusa che strega il visitatore. La biblioteca della Süleymaniye, ospitata presso la madrasa Evvel e Sani, fa parte del complesso; venne eretta per riunire le collezioni di libri e manoscritti sparsi per la città.


Interno della Moschea di Solimano
Foto di L. Frabotta
La prossima tappa è il non lontano Gran Bazar, Kapali Çarsi, il più grande mercato coperto al mondo. Si fa presto a dirlo: sessantasei stradine, 4000 negozi, una moschea, un ufficio postale e una stazione di polizia. Il bazar eccede di molto l’area coperta e invade le strade che scendono fino al Corno d’Oro. Al centro di questo labirinto si trova l’antico nucleo ottomano, riservato originariamente ai beni più preziosi. Prendete tutto il tempo che vi serve per osservare le contrattazioni, la merce esposta, per inebriarvi dei colori delle stoffe: qui dentro si respira la vera Istanbul!

TIP: i giorni feriali sono i migliori per visitare il Gran Bazar che, al sabato, è congestionato anche da molti clienti locali.

Uscendo dal lato sud, mi dirigo verso la Colonna di Costantino, Çembirlitas, eretta da Costantino il Grande nel 330 d.C. per commemorare la proclamazione della città come capitale dell’impero romano; è formata da sette tamburi di porfido sormontati dalla statua dell’imperatore. Il lato opposto è occupato dal Çemberlitas Hamami, forse il più famoso bagno turco della città, risalente al XVI secolo: quale miglior modo per concludere la giornata se non con un bel massaggio?

DAY 5

Anche oggi giornata piena: in mattinata mi spingerò nel quartiere Fatih per visitare la chiesa della Theotokos Pammakaristos, oggi Fethiye Camii, mentre il pomeriggio lo trascorrerò nella sponda asiatica di Istanbul.
La moschea Fethiye è stata edificata inizialmente, nel XII secolo, come chiesa, con un’ampia cupola centrale affiancata da cupole minori. Dopo la conquista di Costantinopoli, rimase a lungo luogo di culto cristiano, divenendo, nell’ultimo periodo, sede del patriarcato greco-ortodosso; nel 1573 venne trasformata in moschea. La parte sud-occidentale ospita il museo (a pagamento), che conserva lo splendido mosaico del Cristo Pantocratore, circondato dai dodici profeti.
Istanbul non è solo tradizione ottomana ma è anche modernità: ecco perché, per capirne a fondo l’anima, bisogna passeggiare anche per le strade del quartiere Beyoglu, sulla sponda opposta del Corno d’Oro. Da piazza Taksim, famosa per la movida notturna, si diparte Istiklâi Caddesi, arteria commerciale del quartiere, fiancheggiata da edifici in stile liberty, tipicamente europei, negozi alla moda e caffè. 


La torre di Galata
Foto di L. Frabotta
Il profilo di questa parte di Istanbul è caratterizzato dalla Torre di Galata, eretta nel 1349 dai genovesi (a pagamento). Nel corso dei secoli è stata prigione e presidio contro gli incendi, mentre oggi ospita un ristorante; la balconata panoramica, posta a 61 m, offre splendidi scorci. La torre faceva parte di un sistema difensivo più ampio realizzato dai genovesi per proteggere la loro città-stato: di questo complesso oggi rimane un’unica porta, la Yanik Kapi. Ai piedi del quartiere si trova l’area portuale di Karaköy, il cui porto e cantiere navale ottomano erano racchiusi dalle mura del castello di Galata. Il ponte di Galata è il simbolo del legame tra la città vecchia e la città moderna: le passerelle ad ogni lato del ponte sono animate da vivaci caffè, bar e ristoranti dove bere un drink con una vista pazzesca!

DAY 6

Istanbul è una città unica al mondo, a cavallo tra due continenti, che vi regalerà delle emozioni uniche, nonostante le sue contraddizioni; la mia scoperta della Turchia, non si interrompe qui: ho proseguito per Antalya, visitando anche alcune antiche città romane dell’antica Asia Minore. Curiosi? Continuate la lettura cliccando qui.

2 commenti:

  1. Hai proprio ragione: ripensare ad Istanbul fa sorridere al ricordo di profumi,colori ed odori che sono indimenticabili. Bellissima la chiesa dei santi Sergio e Bacco!!!
    Delle moschee che ho visitato ho preferito quella di Solimano.In ogni caso Istanbul è tutta magnifica.

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    1. E'una città in cui ritornerei volentieri, addirittura per la terza volta, perchè il suo fascino è intramontabile!

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