FANTASMI ROMANI

In una città millenaria come Roma potevano mancare all’appello storie di illustri fantasmi? Certo che no! Andiamo alla scoperta della città toccando i luoghi che, ancora oggi, pare siano infestati da queste inquietanti presenze e scopriamo le loro storie.

Partiamo da ponte Sant’Angelo: si dice che nella notte tra il 10 e l’11 settembre ogni anno compaia il fantasma di Beatrice Cenci. La sua triste storia ispirò pittori, tragediografi e scrittori, consegnandola ai posteri. Beatrice era figlia del nobile Francesco Cenci, i cui crimini e la vita dissoluta erano ben noti all’autorità papalina e ai romani. La sua condotta in famiglia non era da meno: maltrattava moglie e figli ed era arrivato ad avere rapporti incestuosi con Beatrice. Fu così che la ragazza, di concerto con i fratelli, uccise il padre, trapassandogli cranio e gola con un lungo ferro e simulando, poi, una caduta accidentale. Durante l’inchiesta per la sua scomparsa, le guardie pontificie rinvennero il corpo, verificando che le sue ferite non potevano essere compatibili con una caduta.

Ponte Sant'Angelo
Foto di L. Frabotta
Fu così che, avendo estorto ai fratelli delle confessioni sotto tortura, i quattro vennero condannati a morte. Il papa Clemente VIII, nonostante il loro cognome e nonostante il retroscena del delitto, non mostró alcuna pietà: l’11 settembre 1599 i quattro vennero giustiziati sul patibolo. Il boia decapitó la povera Beatrice che venne eletta dal popolo romano a simbolo della resistenza contro l’arroganza dell’aristocrazia. 
Si dice che il fantasma della ragazza non percorra da sola il ponte, con la testa decapitata tra le mani, ma in compagnia di Mastro Titta, il Boia di Roma, che tra il 1796 e il 1864 giustiziò ben 516 condannati. A volte i proverbi hanno ragione: “meglio soli che male accompagnati!”.

Spostiamoci di poco, nella bellissima piazza Navona, teatro delle apparizioni del fantasma di Costanza De Cupis. La ragazza aveva delle mani bellissime, affusolate e dalla pelle diafana: uno scultore ne volle fare un calco che espose nella sua bottega. Un frate, o meglio un indovino, vedendole disse che di lì a poco il suo possessore le avrebbe perse.

Il fascino notturno di piazza Navona
Foto di L. Frabotta
Costanza, venuta a conoscenza della profezia, non si allarmò minimamente (a torto, purtroppo!) ma, non molto tempo dopo, si punse con l’ago mentre cuciva. Una tremenda infezione costrinse la ragazza a farsi amputare la mano ma questa era, oramai, dilagata in tutto il corpo e così morì nel giro di poco tempo. Da allora, nelle notti di plenilunio, fuori dalla finestra della sua stanza del palazzo a piazza Navona, compare la sua mano.

La piazza è legata ad un’altra donna, Olimpia Maidalchini, che qui abitava, a palazzo Pamphilj. La donna, di modeste origini, era molto ambiziosa e, grazie alla sua perspicacia ed intelligenza, riuscì a sposare, in seconde nozze, Pamphilio Pamphilj, fratello del cardinale che, di lì a poco, sarebbe diventato papa con il nome di Innocenzo X. L’influenza di Donna Olimpia sul cognato era talmente forte che il papa non prendeva alcuna decisione prima di averla consultata: si può dire che fosse lei a governare la città! Ma il popolo non l’aveva in simpatia, lei che era di umili origini e, per di più, veniva da un paesino di provincia.

Ponte Sisto
Foto di L. Frabotta
Fiorirono, così, una serie di storie e di pettegolezzi sul suo conto e su quello di Innocenzo X. Il nuovo papa, Alessandro VII, la esiliò nel viterbese ma la scaltra Donna Olimpia, soprannominata spregiativamente Pimpaccia, portò con se molto oro, sottratto alle casse papaline. Morí di peste qualche anno dopo. La sua avidità ha fatto nascere la leggenda secondo cui il suo fantasma apparirebbe di notte in fuga, su Ponte Sisto, a bordo di una carrozza nera, con tutto il bottino di monete.

Concludiamo la nostra passeggiata in compagnia dei fantasmi in zona Colle Oppio. Qui abitava il marchese Luca De Marchettis il quale, a dispetto del suo rango, amava trascorrere le serate in mezzo ai vicoli dei quartieri popolari, accuratamente travestito. Nelle sue notti brave, seduceva giovane popolane che dovevano sottostare ai suoi giochi erotici. Preoccupato che le ragazze potessero svelare le sue perversioni, iniziò ad ucciderle brutalmente. Ma questi delitti lasciarono in lui un’ombra, tanto da fargli credere di essere posseduto dal demonio: ecco perché decise di sottoporsi ad un esorcismo che si concluse con il suicidio. Prima di lanciarsi dalla finestra promise che sarebbe tornato: da allora il marchese passeggia tra le strade di Colle Oppio, vestito di tutto punto.


Sono sicura che, da adesso in poi, guarderete la città in maniera diversa!

2 commenti:

  1. Grazie per avermi fatto conoscere storie simpatiche: ci vogliono pettegolezzi in un blog!!

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  2. Sono dello stessa opinione: sto cercando altre storie curiose per arricchire questa sezione!

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