PIXAR. 30 ANNI DI ANIMAZIONE

Vi siete mai chiesti cosa ci sia dietro un film di animazione? Non solo tecnologia digitale e lavoro computerizzato, ma una squadra di artisti e creativi che, con l’uso di strumenti tradizionali quali il disegno, il carboncino, i colori a tempera, la scultura, creano e definiscono i personaggi e il look di un film. Molto spesso, oserei dire quasi sempre, questo lungo processo rimane all’interno degli studios. La mostra “Pixar. 30 anni di animazione”, ospitata al Palazzo delle Esposizioni e curata da Elyse Klaidman e da Maria Grazia Mattei per l'edizione italiana, rende omaggio alla ricchezza e varietà di questo lavoro e consente di entrare nell’universo della Pixar.

Monster University, 2013

Le 400 opere qui esposte, tra disegni, sculture, bozzetti, collage, storyboard e una ricchissima selezione di materiali video, sono una finestra sui processi creativi che prendono vita negli studios della casa californiana, fondata nel 1986. Il percorso espositivo di questo “dietro le quinte” gira intorno a tre elementi fondamentali per la riuscita di un buon film di animazione: personaggio, storia e mondo. La creazione di una storia ha un lungo sviluppo che si snoda dal concept originale, al copione, alla rappresentazione del film attraverso story board e story reel, evocando mondi e luoghi che non esistono nella realtà ma che, nonostante siano immaginifici, sono regolati da leggi interne che li rendono vicini al nostro quotidiano; il protagonista e gli altri personaggi sono il perno per la buona riuscita della storia perché devono essere animati da desideri, passioni e aspirazioni tali da farli vivere oltre i confini della pellicola. Finalmente possiamo vedere i diversi step creativi che hanno portato alla nascita di "Toy Story", il primo film completamente animato al computer, oppure di "Up", che ha aperto il 62º Festival di Cannes e vinto due premi Oscar; osservando i disegni a pennarello o a matita su carta e le sculture in gesso e resina dei capolavori della Pixar comeAlla ricerca di Nemo”, “Monsters & Co.”, “Ratatouille”, “Inside Out” e “Cars” (solo per citarne alcuni), il pubblico ha la consapevolezza dell’importanza del lavoro artistico dell’equipe di creativi, scenografi, sceneggiatori e registi che si muove ed opera dietro la pellicola. 

Alla ricerca di Nemo, 2003

Due installazioni spettacolari fanno prendere vita alle opere esposte, ricreando l’emozione e la magia dell’animazione: zootropio e artscape. Lo zootropio è nato alla fine dell’Ottocento come forma di intrattenimento popolare in America: facendo ruotare molto velocemente all’interno di un cilindro una sequenza di immagini, questo dispositivo dimostrava i principi base dell’animazione ante cinema. Qui uno zootropio modernizzato raffigura i personaggi di “Toy Story” e “Toy Story 2”, creando l’illusione del movimento. L’artscape è, invece, un’esperienza realizzata appositamente per la mostra: i bozzetti e i disegni diventano il soggetto di un’esperienza cinematografica completamente nuova ed immersiva.

L’animazione digitale è una grande sfida che non limita la creatività degli artisti ma che, invece, lascia loro grande libertà, fonte d’ispirazione per gli sceneggiatori e i registi Pixar verso nuovi orizzonti e nuove conquiste.

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