COLORI DEGLI ETRUSCHI ALLA CENTRALE MONTEMARTINI


La civiltà etrusca è da sempre avvolta in un alone di mistero, dovuto soprattutto alla mancanza di testimonianze scritte e alla lacunosità delle informazioni in merito all’alfabeto adottato.

Da qualche anno, tuttavia, nuova luce è stata accesa su questo popolo, precursore in molti campi (dall’ingegneria, all’economia, all’arte) dei più celebrati antichi romani.
La mostra “Colori degli Etruschi” alla Centrale Montemartini rientra in questo rinnovato interesse, esponendo testimonianze fondamentali per ricostruire la storia della pittura etrusca, arrivate fino a noi grazie all’azione di contrasto del traffico illegale di reperti archeologici dell’Arma dei Carabinieri.

Nel 2016 il Nucleo Tutela Patrimonio Patrimonio culturale ha recuperato nel porto franco di Ginevra molti reperti archeologici sottratti illegalmente all’Italia tra cui una straordinaria serie di lastre parietali e di frammenti architettonici etruschi dalla vivace policromia. L’attenta attività di studio e restauro, resa ancor più difficile dalla decontestualizzazione dei medesimi, ha portato a riconoscervi lastre dipinte provenienti dall’antica Cerveteri. Questi preziosi materiali, datati tra il 530 e il 480 a.C., sono stati esposti per la prima volta in una mostra tenutasi nel 2018 presso il Castello di Santa Severa. L’esposizione romana arricchisce quanto già precedentemente esposto al grande pubblico, grazie ad un allestimento rinnovato e aggiornato con gli ultimi risultati delle ricerche.


Ricostruzione di lastre parietali etrusche dipinte
Foto di Martina

Le terrecotte dipinte etrusche recuperate sono state suddivise per temi e tipologie all’interno del percorso museale, mettendole a confronto con altri preziosi materiali, in molti casi inediti. In questo modo diventano fonte di preziose informazioni, tornando a fornire un inestimabile contributo alla conoscenza della produzione artistica dell’antica Caere nel momento del suo massimo splendore culturale. I materiali archeologici di confronto esposti per approfondire le diverse tematiche sono in parte anch’essi frutto di recuperi effettuati dall’Arma dei Carabinieri e in parte derivanti da restituzioni effettuate in base ad accordi internazionali tra il Mibac e alcuni importanti musei stranieri. A questi si affianca un nutrito numero di vasi attici a figure nere e rosse appartenente alla collezione Castellani dei Musei Capitolini, normalmente non esposti, scelti per l’affinità di tematiche.

Fiore all’occhiello della mostra è la sala in cui sono esposti i sarcofagi, con i relativi scheletri e corredo funebre, di Crepereia Tryphaena e Crepereius Euhodus, databili alla seconda metà del II secolo d.C..


Sarcofago di Crepereia Tryphaena
Foto di Martina

Il loro ritrovamento avvenne nel 1889, in occasione degli scavi per la costruzione del Palazzo di Giustizia nel quartiere Prati. L’eccezionalità della scoperta e la ricchezza del corredo funebre della giovane fanciulla colpirono il poeta Pascoli a tal punto che scrisse a riguardo alcuni versi, rendendo Crepereia Tryphaena immortale.

Questo insolito viaggio nella produzione artistica etrusca si conclude con un omaggio all’infaticabile attività svolta da Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio nel cinquantenario dalla loro istituzione, impegnati quotidianamente nel contrastare il traffico illegale di opere d’arte nel nostro Paese.

Che dirvi: assolutamente da vedere!


TIP: con le nuove regole anti-Covid l’accesso alle mostre all’interno del sistema dei musei comunali è consentito solo previo acquisto on-line dei biglietti o chiamando lo 060608.

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