LA ROMA CHE ILLUDE

Roma è una città che non finisce mai di stupire per la sua storia millenaria: miti, leggende ed aneddoti si annidano negli angoli di ogni quartiere. Roma è anche una città che “inganna” chi la osserva: qui artisti, architetti e pittori, si sono divertiti a creare illusioni ottiche e false prospettive che ancora oggi lasciano a bocca aperta turisti e romani. 

Iniziamo la nostra passeggiata alla loro scoperta dal rione Colonna, in pieno centro storico, dove si trova la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio.

Falsa cupola affrescata del Pozzo
Foto di L. Frabotta
La chiesa venne eretta sulla base del progetto di Carlo Maderno che, per l’imponente facciata, si ispirò alla chiesa del Gesù. L'interno, a croce latina, ha tre cappelle per lato, comunicanti tra loro. Colpiscono la profusione di marmi policromi, la ricchezza degli altari ma, soprattutto, la decorazione pittorica. Camminando lungo la navata centrale, osserviamo la grandiosa volta affrescata da Andrea Pozzo, fratello dell'Ordine Gesuitico, con la “Gloria di Sant’Ignazio”: ci sembrerà che una cupola troneggi all’incrocio del transetto! In realtà, questa è solo un’illusione ottica creata dal Pozzo, maestro dell'elaborazione prospettica, di cui fu abile trattatista. L’architettura immaginaria è stata dipinta nel 1685 su una tela di ben 17 metri di diametro, tramite la tecnica del trompe-l’oeil (inganna l’occhio). Per osservare a pieno l’effetto ottico, ci si deve mettere su un punto preciso del pavimento, segnato da un disco di marmo.

Sempre ad Andrea Pozzo si deve un altro straordinario esempio di virtuosismo prospettico: il corridoio affrescato nella Casa Professa dei Gesuiti , che si apre su piazza del Gesù, accanto all’omonima, imponente chiesa dell’Ordine Gesuitico. L’edificio, costruito tra il 1599 e il 1623, doveva sostituire la prima sede della Compagnia del Gesù, più modesta, danneggiata da una terribile alluvione nel 1598. Lo stesso Sant’Ignazio abitò la prima Casa Professa, morendovi nel 1556.
La vecchia palazzina venne quasi interamente demolita, fatta eccezione per le quattro stanze che avevano costituito l’abitazione di S.Ignazio. In seguito, a decorare il corridoio che le fiancheggiava venne chiamato sempre Andrea Pozzo, che si espresse al massimo delle sue potenzialità, creando un'opera mutevole, in cui tutto cambia in base ai punti di vista dell'osservatore. Il corridoio è decorato da affreschi con finte architetture aperte verso spazi che sembrano infiniti, tesi a correggere le anguste dimensioni ed il "fuori squadro" del luogo. Il fondale del breve corridoio è la scelta scenografica più azzeccata: simulando la navata di una chiesa, sfonda lo spazio facendolo apparire molto più lungo di quanto sia in realtà.

Galleria Prospettica del Borromini
Foto di Martina

Proseguiamo la nostra passeggiata spostandoci tra Campo dé Fiori e Trastevere, in piazza Capodiferro, dove si trova il cinquecentesco Palazzo Spada, oggi sede del Consiglio di Stato. 
Nel cortile interno di questo edificio, Francesco Borromini ha dato vita al suo genio creando la Colonnata
Illusionistica, splendido artificio barocco. La galleria venne realizzata dall’architetto tra il 1652 e il 1653 per il proprietario del palazzo, Bernardino Spada. Vi sembrerà un corridoio molto lungo, di almeno 
30/35 metri, così come percepirete enorme la statua all’estremità di esso. La realtà è ben diversa: la galleria misura solo 9 metri e la statuetta è alta meno di mezzo metro! Borromini ha sfruttato la prospettiva accelerata, tecnica usata per le scenografie teatrali: le colonne ai lati non sono parallele ma convergenti, rimpicciolendosi verso il fondo, il pavimento è leggermente in salita e la volta a botte lievemente in discesa. In questo modo l’architettura borrominiana viene percepita in maniera molto più profonda dallo sguardo.

Proprio a questa galleria, l’eterno rivale di Borromini, Gian Lorenzo Bernini si ispirò per creare due capolavori in Vaticano: la risistemazione della Scala Regia e il Colonnato di San Pietro. Nel primo caso, Bernini ha conferito uno spiccato simbolismo ad una scalinata che, già di per sè, risultava essere monumentale. Aumentando con ritmo crescente le aperture che la illuminano, la cima sembra allontanarsi e l’intensa luce sulla sommità ricorda ai fedeli l’ascesa dello spirito verso Dio. 

La Scala Regia in Vaticano
Foto di Martina
Nel secondo caso, Bernini ha dovuto attingere a tutta la sua genialità e capacità per progettare piazza San Pietro e il Colonnato. Diversi erano i problemi da dover risolvere: la facciata della basilica era troppo larga rispetto alla sua altezza e andava riequilibrata, la Cupola e la Loggia delle Benedizioni dovevano essere ben visibili, la piazza doveva essere funzionale sia allo svolgimento di processioni che ad ospitare i pellegrini. Bernini risolse il tutto giocando su una serie di asimmetrie ed illusioni prospettiche, di cui l’emiciclo del Colonnato è l’esempio magistrale: i fuochi dell’ellisse della piazza sono segnati da due dischi di marmo; mettendosi su uno di essi, si vivrà un effetto di grande impatto scenografico: le colonne delle file esterne spariranno dietro alle colonne della fila interna! Tutto ciò è stato possibile grazie all’aumento graduale del diametro delle colonne, dalla più esterna a quella più interna.

Il Colonnato di Bernini
Foto di L. Frabotta


A conclusione del nostro itinerario illusionistico, non può mancare la vista della Cupola di San Pietro da via Nicoló Piccolomini, traversa dell’Aurelia Antica. Non è una vista panoramica come tante, qui è il gioco prospettico ad essere protagonista: percorrendo la via e guardando la Cupola, più ci si avvicina e più il Cupolone si allontana; facendo la strada all’inverso, la Cupola sarà, invece, più grande e più vicina. Lo strano effetto ottico è dovuto alla disposizione dei palazzi e al punto d’osservazione: appena imboccata la via, si vedrà solo il Cupolone; mano a mano che si percorrerà la strada, lo spazio intorno ad esso, prima nascosto dai palazzi, verrà percepito dall’occhio...ecco svelato il trucco!

La Cupola vista da via Piccolomini
Foto di L. Frabotta

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